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2019-09-13 10:31:13 UTC
[cit.] "Ci sono però alcuni principi fondamentali irrinunciabili. Il primo è che il tema di fuga deve potersi presentare in forma di canone stretto, ossia con entrate delle voci molto ravvicinate".
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Falso. Facciamo subito un esempio per confutare:
Come qui si vede, le note del soggetto, colorate in rosso, non sono mai in canone stretto.
Volendo estendere fantasiosamente la parola "tema", do ovviamente per scontato che si sappia che non si può limitare la formazione dei canoni al solo controsoggetto: si può invece estenderla ad esso quando il soggetto è in canone, estendendo l'idea di canone doppio con maggiori libertà, ma questo è un altro discorso. E altrettanto per scontato do che si sappia che le imitazioni libere sugli incisi del controsoggetto di questa fuga non facciano certo alcun canone.
Un caso in cui invece davvero il soggetto si presenta in canone stretto è il seguente. Si faccia in particolare caso al minuto 6:00, terzo sistema, prima misura (colori blu e rosso)
Il soggetto, che appariva distanziato dalla risposta di due misure, qui viene stretto in un canone con una sola misura di scarto tra antecedente e conseguente.
L'idea poi che il soggetto sia tenuto a prestarsi ad un canone stretto non significa niente. Quello che è importante per Gedalge nello stretto, e per le fughe di Scarlatti in generale (per Bach nulla affatto) è che dal soggetto si cavino *canoni a stringere*, che è un altro paio di maniche. Pressoché tutti gli esempi che ho citato in precedenza mostrano questo principio, che dà significato alla parola stessa di fuga come appunto "inseguimento".
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[cit.] "Altra norma fondamentale è che a ogni sua enunciazione il tema deve essere esposto, in successione, da tutte le voci; e, almeno alla prima enunciazione, nessuna delle voci successive alla prima può attaccare il tema prima che sia stato esposto per intero dalla voce precedente. Se una composizione comincia in modo diverso non è una fuga: può essere un canone, una fantasia canonica o qualsiasi altra cosa, ma non una fuga."
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Falso. Ci sono, per dirne una, le "fughe di imitazione" (cfr. Trattato del Martini, o del Cherubini si trova online la copia scansionata de manoscritto), in cui il soggetto viene imitato dalla conseguente prima ancora che sia stato esposto per intero, nell'esposizione appunto. Lascio a tutti il piacere di trovare fughe d'imitazione in Bach e in Scarlatti, a dimostrazione del principio (qualcuna l'ho citata io stesso).
Sarebbero dunque questi i principi "irrinunciabili" per le fughe?
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Falso. Facciamo subito un esempio per confutare:
Come qui si vede, le note del soggetto, colorate in rosso, non sono mai in canone stretto.
Volendo estendere fantasiosamente la parola "tema", do ovviamente per scontato che si sappia che non si può limitare la formazione dei canoni al solo controsoggetto: si può invece estenderla ad esso quando il soggetto è in canone, estendendo l'idea di canone doppio con maggiori libertà, ma questo è un altro discorso. E altrettanto per scontato do che si sappia che le imitazioni libere sugli incisi del controsoggetto di questa fuga non facciano certo alcun canone.
Un caso in cui invece davvero il soggetto si presenta in canone stretto è il seguente. Si faccia in particolare caso al minuto 6:00, terzo sistema, prima misura (colori blu e rosso)
Il soggetto, che appariva distanziato dalla risposta di due misure, qui viene stretto in un canone con una sola misura di scarto tra antecedente e conseguente.
L'idea poi che il soggetto sia tenuto a prestarsi ad un canone stretto non significa niente. Quello che è importante per Gedalge nello stretto, e per le fughe di Scarlatti in generale (per Bach nulla affatto) è che dal soggetto si cavino *canoni a stringere*, che è un altro paio di maniche. Pressoché tutti gli esempi che ho citato in precedenza mostrano questo principio, che dà significato alla parola stessa di fuga come appunto "inseguimento".
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[cit.] "Altra norma fondamentale è che a ogni sua enunciazione il tema deve essere esposto, in successione, da tutte le voci; e, almeno alla prima enunciazione, nessuna delle voci successive alla prima può attaccare il tema prima che sia stato esposto per intero dalla voce precedente. Se una composizione comincia in modo diverso non è una fuga: può essere un canone, una fantasia canonica o qualsiasi altra cosa, ma non una fuga."
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Falso. Ci sono, per dirne una, le "fughe di imitazione" (cfr. Trattato del Martini, o del Cherubini si trova online la copia scansionata de manoscritto), in cui il soggetto viene imitato dalla conseguente prima ancora che sia stato esposto per intero, nell'esposizione appunto. Lascio a tutti il piacere di trovare fughe d'imitazione in Bach e in Scarlatti, a dimostrazione del principio (qualcuna l'ho citata io stesso).
Sarebbero dunque questi i principi "irrinunciabili" per le fughe?