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L'Ariodante di Handel: alcune considerazioni personali
(troppo vecchio per rispondere)
Rodolfo Canaletti
2003-09-15 13:00:22 UTC
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Lungo la mia lenta, ma costante (e cocciuta) strada alla ricerca di
Handel, mi sono imbattuto nell'Ariodante. Ne possiedo due esecuzioni:
una diretta da Minkowski, live da Palais Garnier con Les musiciens, e
una diretta da Bolton al Coliseum di Londra con l'orchestra dell'ENO, in
video (rifacimento in studio, tuttavia),.
A differenza di altre sue opere che ho ascoltato, questa, pur essendo
anch'essa molto lunga (sono quasi tre ore di musica), non mi ha lasciato
quel senso di noia che di solito lamentavo.
Forse sta maturando dentro di me una migliore comprensione del Sassone?
Non lo posso ancora dire, tuttavia posso provare ad analizzare gli
aspetti che in questa opera mi sono parsi piu' interessanti.

Come e' noto l'opera racconta un episodio tratto dall'Orlando Furioso,
quello descritto dall'Ariosto nel Quinto Canto: l'inganno che Polinesso,
il duca d'Albania, trama ai danni di Ariodante, per fargli credere che
la sua innamorata Ginevra, figlia del re di Scozia, lo tradisca.

In primo luogo la drammaturgia.

L'opera ha recitativi molto brevi, e quindi le arie (e la loro
espressione) non appaiono come interruzione dell'azione sviluppata nei
recitativi, ma seguono e si identificano con essa in modo pressoche'
continuo.
Una cosa da sottolineare e' che nell'opera gli eventi, i fatti non
avvengono al di fuori e quindi narrati, ma avvengono sulla scena: la
seduzione di Dalinda da parte di Polinesso, la preparazione
dell'inganno, la sua messa in atto, il tentato assassinio di Dalinda e
la sua liberazione da parte di Ariodante, il duello fra Lurcanio e
Polinesso con l'uccisione di quest'ultimo, il ritorno di Ariodante.
Drammaturgiamente e' interessante osservare il diverso ruolo svolto dai
tre atti.

Il primo atto ha una tinta luminosa, solare. Vi prevale l'espressione
dei sentimenti amorosi, la speranza della loro soddisfazione; le arie
hanno un tono di felicita'. A questo fa da contraltare la oscura
preparazione dell'inganno.
Il secondo atto e' notturno, l'atto in cui l'inganno riuscito provoca
nei personaggi positivi (Ariodante, il Re, Ginevra) profondo dolore, e
cui fa da contraltare la ingenua gioia di Dalinda che crede di avere
conquistato il cuore di Polinesso, e la gioia feroce di quest'ultimo,
che vede liberarsi la strada delle proprie ambizioni.
Il terzo e' l'atto conclusivo in cui tutti i sentimenti maturati nel
primo e nel secondo, attraverso il conflitto inevitabile, trovano la
loro conclusione nel lieto fine.
In questo modo la scansione formale degli eventi riesce a provocare
nell'ascoltatore un senso di tensione e di aspettativa.

La musica.

L'unita' portante dell'opera e' sempre l'aria con il da capo,
inframmezzata da recitativi secchi. Come si e' detto questi ultimi sono
in genere piuttosto brevi. Le arie hanno lunghezza e colore diverso, con
notevole varieta' e buona coerenza con gli eventi in corso. Le arie
virtuosistiche non sono molte. Due sono dedica ad Ariodante: una nel
primo atto che esprime la gioia per l'imminente matrimonio, l'altra nel
terzo dopo che egli ha scoperto l'inganno in cui e caduto, e la fedelta'
di Ginevra. Le altre sono piu' o meno distribuite fra i vari personaggi.
Assieme alle arie, in quest'opera c'e' una certa abbondanza di altre
forme: vi sono quattro duetti, due importanti interventi del coro,
alcuni ariosi, due cavatine, un recitativo accompagnato, alcune sinfonie
e diversi balletti. Tutto questo da' varieta', vivacita' e continuita'
all'opera.

Secondo il mio gusto, trovo che le arie del secondo atto siano fra le
piu' belle. Il dolore di Ariodante alla scoperta del supposto tradimento
e' espresso da un'aria lunga e bellissima "Scherza infida", cui la
strumentazione, dominata dal cantabile intervento del fagotto,
attribuisce un pathos del tutto particolare. Questa e' preceduta da
un'altra aria, "Tu, preparati a morire" in cui vi e' una netta
contrapposizione di umore fra le parti A e la parte B, "Se la bella m'ha
ingannato", la quale esprime, in contrasto con il tono di minaccia della
sezione A, un dolore che risuonera' in tutta la sua ampiezza in "Scherza
infida". Episodio molto bello, per me forse il piu' bello di tutta
l'opera.
Anche altre arie del secondo atto mi sono sembrate particolarmente
belle. Le due arie di Ginevra: la prima "Mi palpita il core", nella
quale la principessa non sa ancora ma sospetta qualche cosa, e' breve e
con un ritmo staccato, esitante; l'altra, "Il mio crudel martoro", che
segue il grande recitativo accompagnato, e' piu' estesa e delirante, e
portera' poi alla sequenza dei balletti del sogno. L'aria di trionfo di
Polinesso "Se l'inganno sortisce felice" e' pure molto bella, feroce nel
suo tono, ricca di vocalizzi discendenti che ne accentuano il contrasto
con le arie di dolore che dominano nell'atto. E poi l'aria di Dalinda
"Se tanto piace al cor", che spera di aver conquistato il cuore di
Polinesso, e' composta su un ritmo cullante, quasi di barcarola.
Anche nel terzo atto vi sono episodi molto belli, come l'Aria di addio
del Re alla figlia, "Al sen ti stringo e parto", alla quale la
strumentazione dominata dai flauti da' un sapore struggente, subito dopo
la bella aria di addio di Ginevra. In quest'atto vi sono due duetti,
entrambi molto belli: il duetto fra Lurcanio e Dalinda, e il duetto
finale Ariodante-Ginevra che si conclude con un lungo intervento del
coro e con i relativi balletti. Pure molto bella ho trovato l'aria
virtuosistica di Ariodante "Dopo notte atra e funesta" nella quale i
vocalizzi ben richiamano il ricordo delle traversie trascorse.
Meno calzante, direi piu' tradizionale mi e' perso il primo atto, nel
quale l'episodio che piu' mi ha interessato e' il duetto "interrotto"
fra Ariodante e Ginevra. Questa interruzione avviene un po' di sorpresa
e da' un sapore quasi di anticipazione agli eventi che seguiranno.
Probabilmente, per l'epoca, questa deve essere stata una soluzione da
considerarsi "audace".

Molte altre cose si potrebbero dire, ma credo che sia necessario
spendere qualche parola sulle esecuzioni.

Minkowski. Molto bella. Pur senza la parte visiva, da' con molta
chiarezza il contenuto drammaturgico dell'opera, con una interpretazione
asciutta, essenziale, direi.

Il video nell'esecuzione di Bolton e' diretto da David Alden, lo stesso
che ha curato la regia del Rinaldo, di cui tempo fa ho scritto su questo
NG.
A differenza del Rinaldo, qui la regia, pur essendo non convenzionale,
non e' dissacrante. Al contrario tende a valorizzare l'erompere dei
sentimenti, e soprattutto la drammaturgia dell'assieme.

La scena e' costituita da un ambiente chiuso (non manca un senso
claustrofobico, che la vicenda sembra richiamare), variamente, ma
sobriamente, direi simbolicamente arredato a seconda del luogo (palazzo
del re, giardino davanti agli appartamenti di Ginevra, prigione, bosco,
etc). Sul fondo si apre una grande finestra, o apertura attraverso la
quale volta volta si vedono panorami di varia natura (montagne in un
chiaro giorno, o paesaggi notturni dominati dalla luna, o una parete di
mattoni crudi quando si tratta della prigione, etc.), dalla quale
entrano personaggi e soprattutto il coro e i danzatori nei balletti.

Nel primo atto prevalgono le scene luminose della scoperta dell'amore,
contrastate tuttavia dalle scene oscure in cui Polinesso e Dalinda
tramano il complotto. Nel secondo atto prevalgono gli ambienti scuri,
notturni, nei quali il dolore trova espressione. Nel terzo atto
prevalgono gli aspetti violenti: nella prima scena, quella nella quale
Ariodante si salva dal mare, e Dalinda viene da lui salvata dalle
grinfie dei due sicari, domina il campo un gigantesco tritacarne dal
quale i due personaggi fuoriescono a salvamento. La scena del duello e'
illuminata dalle luccicanti armature dei contendenti. La prigionia di
Ginevra e' truce, la principessa viene legata ad un palo orizzontale,
con pesanti e vistose corde, quasi come una selvaggina.

In questa impostazione generale vi sono richiami simbolici molto
eloquenti. Le scene che hanno a che fare con il tranello sono scure e
dietro i personaggi (soprattutto Polinesso e Dalinda) compare un effetto
a specchio, per cui i personaggi raddoppiano.

Altra caratteristica della regia e' la forte tensione erotica che viene
portata alla luce nel rapporto Polinesso Dalinda. Polinesso in questa
esecuzione e' un contraltista, Christopher Robson, che pur col timbro
non gradevole dei falsettisti, canta e recita molto bene, esprimendo il
carattere erotico-violento del personaggio sia con il canto, sia con le
movenze corporee e le espressioni del viso. Non da meno e' la sua
partner Dalinda, il soprano Lesley Garrett, soprattutto nel primo e nel
secondo atto. Erotismo che viene esaltato ancor piu' nella prima scena
di Dalinda con Lurcanio, nella quale sovrasta l'ombra di Polinesso verso
il quale sono chiaramente indirizzate le movenze erotiche della donna.
Erotismo domina anche il sonno di Ginevra alla fine del secondo atto,
nel balletto che descrive il sogno di quest'ultima.

Meno convincente mi e' parso invece Ariodante, interpretato da Ann
Murray. Il personaggio descritto da Handel e' certamente un personaggio
debole, che non ha nulla di eroico, certo. Ma l'interpretazione della
Murray ne fa emergere eccessivamente il lato femminile, sia nelle
movenze, sia nel canto. I personaggi del Re (Gwynne Howell) e di Ginevra
(Joan Rodgers) rispettano in modo abbastanza fedele le didascalie.

In una vicenda che praticamente si colloca al di fuori del tempo
(dovrebbe essere medioevale, ai tempi di Carlo Magno) i costumi sono
quanto mai fantasiosi. A volte sono strettamente medioevali, come le
armature dei duellanti, a volte simulano gli abiti settecenteschi, ma
anche cinquecenteschi o seicenteschi, o anche ottocenteschi; altre volte
non offrono alcun riferimento temporale. Il tutto per dare
un'impressione di un ambientazione storica, ma temporalmente non
definita.

Ai balletti e' riservata la parte piu' grottesca e ironica: personaggi
che sembrano richiamare la commedia dell'arte, ma in abiti piu'
macilenti, fantasiosi, e con movenze bizzarre, e spesso con un
ammiccamento erotico.

Il confronto con l'esecuzione diretta da Minkowski ovviamente non e'
possibile. Questa e' un'esecuzione registrata dal vivo per radio (quindi
senza la parte visuale). Quella e' una realizzazione in studio derivata
dalla rappresentazione al Coliseum di Londra.
Quello che si puo' rimarcare sono le scelte dei cantanti: Minkowski
utilizza, nei ruoli opportuni, solo cantanti di sesso femminile en
travesti (Ariodante e' la von Otter, Polinesso Patricia Petibon), mentre
Bolton, come si e' visto, nella parte di Polinesso utilizza un
contraltista (da notare che nella prima rappresentazione nel 1735 a
Londra Handel aveva affidato questo ruolo ad una donna, mentre il ruolo
di Ariodante era ricoperto da un castrato, Giovanni Carestini).
Altri interpreti utilizzati da Minkowski sono Laura Claycomb come
Ginevra, Silvia Tro Santafe' come Dalinda, Kristinn Sigmundson come Re.

Come conclusione devo ammettere che questa opera di Handel ha attirato
il mio interesse piu' della altre che finora ho conosciuto. E se faccio
una rapidissima carrellata storica, devo dire che nel lungo itinerario
che separa l'Agrippina dall'Ariodante, attraverso il Giulio Cesare, mi
sembra che l'attenzione di Handel per l'espressione drammaturgica sia
nettamente cresciuta, offrendo nel 1735 un lavoro ricco di implicazioni
interessanti.

Saluti a tutti

Rudy
Paolo Bonanno
2003-09-15 14:54:48 UTC
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Post by Rodolfo Canaletti
Lungo la mia lenta, ma costante (e cocciuta) strada alla ricerca di
una diretta da Minkowski, live da Palais Garnier con Les musiciens, e
una diretta da Bolton al Coliseum di Londra con l'orchestra dell'ENO, in
video (rifacimento in studio, tuttavia),.
Accidenti questa non l'ho sentita. Di Minkowski, però, ho ascoltato la
versione con la Podles come Polinesso (veramente brava).
Post by Rodolfo Canaletti
A differenza di altre sue opere che ho ascoltato, questa, pur essendo
anch'essa molto lunga (sono quasi tre ore di musica), non mi ha lasciato
quel senso di noia che di solito lamentavo.
Forse sta maturando dentro di me una migliore comprensione del Sassone?
Vai avanti, vai avanti non ti fermare.
Lunga ed impervia è la via che dall'inferno si snoda al paradiso.
Ascolta Giulio Cesare, Alcina, Tamerlano, Orlando, Rinaldo, Serse (e mi
fermo, solo perché tanto le citerei tutte) sono capolavori assoluti.
Post by Rodolfo Canaletti
In primo luogo la drammaturgia.
Se mi posso permettere un giudizio, in alcuni casi la drammaturgia è proprio
il solo punto debole.
Post by Rodolfo Canaletti
La musica.
Quella, a mio parere, è di una bellezza assoluta, la più bella musica mai
scritta per l'opera.
Post by Rodolfo Canaletti
L'unita' portante dell'opera e' sempre l'aria con il da capo,
inframmezzata da recitativi secchi. Come si e' detto questi ultimi sono
in genere piuttosto brevi.
Händel in tutta la sua produzione (fanno eccezione le prime opere, vedi
Agrippina, scritta per il pubblico italiano) ha sempre cercato di snellire i
recitativi secchi perché il suo pubblico era inglese, per cui insofferente a
lunghi recitatitivi in una lingua non propria.
Post by Rodolfo Canaletti
Polinesso in questa
esecuzione e' un contraltista, Christopher Robson, che pur col timbro
non gradevole dei falsettisti, canta e recita molto bene, esprimendo il
carattere erotico-violento del personaggio sia con il canto, sia con le
movenze corporee e le espressioni del viso.
Robson è bravo ed è specializzato in ruoli da cattivo, spessa accentua le
parti anche con toni parossistici.
Post by Rodolfo Canaletti
Meno convincente mi e' parso invece Ariodante, interpretato da Ann
Murray. Il personaggio descritto da Handel e' certamente un personaggio
debole, che non ha nulla di eroico, certo. Ma l'interpretazione della
Murray ne fa emergere eccessivamente il lato femminile, sia nelle
movenze, sia nel canto. I personaggi del Re (Gwynne Howell) e di Ginevra
(Joan Rodgers) rispettano in modo abbastanza fedele le didascalie.
Ecco il problema di utilizzare donne en travesti.
Post by Rodolfo Canaletti
Come conclusione devo ammettere che questa opera di Handel ha attirato
il mio interesse piu' della altre che finora ho conosciuto. E se faccio
una rapidissima carrellata storica, devo dire che nel lungo itinerario
che separa l'Agrippina dall'Ariodante, attraverso il Giulio Cesare, mi
sembra che l'attenzione di Handel per l'espressione drammaturgica sia
nettamente cresciuta, offrendo nel 1735 un lavoro ricco di implicazioni
interessanti.
Sì è vero, è anche mutata nel tempo (confronta se vuoi Agrippina, Giulio
Cesare e Serse).
Continua la tua scoperta di Händel, non te ne pentirai.
Per me ascoltare la sua musica, ed in particolare le opere, è stata una
folgorazione, la stessa che ho avuto per la musica di Mozart e Vivaldi.

Ciao,
Paolo
Arsace
2003-09-16 15:34:16 UTC
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Post by Paolo Bonanno
Post by Rodolfo Canaletti
Lungo la mia lenta, ma costante (e cocciuta) strada alla ricerca di
una diretta da Minkowski, live da Palais Garnier con Les musiciens, e
una diretta da Bolton al Coliseum di Londra con l'orchestra dell'ENO, in
video (rifacimento in studio, tuttavia),.
Accidenti questa non l'ho sentita. Di Minkowski, però, ho ascoltato la
versione con la Podles come Polinesso (veramente brava).
Delle 5 versioni che possiedo (4 a dire il vero poichè la versione di Bolton
ne esiste una in DVD, ma cantata in inglese, e sempre di Bolton il cofanetto
di 3 cd, con una distinta copertina blu: insomma stesso diretore e parte di
cantanti), il ruolo più incisivo el ruolo di Polinesso è Christopher Robson,
il quale in occasione del SERSE ho avuo modo di ascoltarlo dal vivo a
Monaco, e affermo che ha una voce veramente potente, e poi il ruolo lo fa da
anni...come la Murray che fa Serse (ne esiste anche una videocassetta,
oraperò reperibile in DVD).
Da segnalare invece che la versione di Leppard, edita dalla Philips, con
Janet Baker come Ariodante, presenta l'intervento dei flauti nella prima
aria di Dalinda nel Primo atto, cosa che nessun'altra versione fa.
Post by Paolo Bonanno
Vai avanti, vai avanti non ti fermare.
Lunga ed impervia è la via che dall'inferno si snoda al paradiso.
Ascolta Giulio Cesare, Alcina, Tamerlano, Orlando, Rinaldo, Serse (e mi
fermo, solo perché tanto le citerei tutte) sono capolavori assoluti.
Sono d'accordo, ma mi rammarico del LOTARIO, non riesco a capire il motivo
per cui si evita o non si fa nulla per inciderlo: e invece ci si concentra
in nuove versioni del GIULIO CESARE.... forse percè l'opera attira più
pubblico....
E mi manca anche la serenata IL PARNASSO IN FESTA PER GLI SPONSALI DI TETI E
PELEO, di cui ho solo un duetto in un cd recital.
Post by Paolo Bonanno
Post by Rodolfo Canaletti
In primo luogo la drammaturgia.
Se mi posso permettere un giudizio, in alcuni casi la drammaturgia è proprio
il solo punto debole.
Post by Rodolfo Canaletti
La musica.
Quella, a mio parere, è di una bellezza assoluta, la più bella musica mai
scritta per l'opera.
Sottoscrivo in pieno, tuttavia ascoltano la GRISELDA di Giovanni Bononcini o
pensando a Porpora, penso che si possa arrivare ad alti lvelli,
immediatamente sotostanti a quelli del divino Handel.
Post by Paolo Bonanno
Post by Rodolfo Canaletti
L'unita' portante dell'opera e' sempre l'aria con il da capo,
inframmezzata da recitativi secchi. Come si e' detto questi ultimi sono
in genere piuttosto brevi.
Händel in tutta la sua produzione (fanno eccezione le prime opere, vedi
Agrippina, scritta per il pubblico italiano) ha sempre cercato di snellire i
recitativi secchi perché il suo pubblico era inglese, per cui insofferente a
lunghi recitatitivi in una lingua non propria.
Bhè finchè si tratta i recitativi, si può capire anche oggi il ricorso ai
tagli, specie per una incisione in cd: da un punto di vista di
rappresentazione teatrale però se i recitativi sono ben interpretati,
possono essere piacevolissimi, ne sia esempio un GIULIO CESARE con Jeffrey
Gall nel ruolo principale: non mi sono mai goduto tanto i
recitativi.....splendidi quelli di Tolomeo ( un sorprendente Drew Minter).
Quanto però al taglio di arie io non sono d'accordo: se si continuano a fare
scelte che portano a tagliare sempre un'aria, magari perchè distoglie dal
dramma che si sta svolgendo, magari perchè di un personaggio minore,
finiremo per farla cadere per sempre nell'oblio, perdendo, nel caso di
Handel, musica Bellissima. Ecco perchè è da preferire una incisione
integrale del GIUSTINO di Antonio Vivaldi, diretto da Velardi, edito dalla
Bongiovanni, anzichè la versione mutilata di Alan Curtis.
Post by Paolo Bonanno
Post by Rodolfo Canaletti
Polinesso in questa
esecuzione e' un contraltista, Christopher Robson, che pur col timbro
non gradevole dei falsettisti, canta e recita molto bene, esprimendo il
carattere erotico-violento del personaggio sia con il canto, sia con le
movenze corporee e le espressioni del viso.
Robson è bravo ed è specializzato in ruoli da cattivo, spessa accentua le
parti anche con toni parossistici.
Nel DVD diretto da Bolton, mi ricorda un Vampiro: è così freddo
nell'atteggiamento, specie nelle scene iniziali, con Dalinda....
Post by Paolo Bonanno
Post by Rodolfo Canaletti
Meno convincente mi e' parso invece Ariodante, interpretato da Ann
Murray. Il personaggio descritto da Handel e' certamente un personaggio
debole, che non ha nulla di eroico, certo. Ma l'interpretazione della
Murray ne fa emergere eccessivamente il lato femminile, sia nelle
movenze, sia nel canto. I personaggi del Re (Gwynne Howell) e di Ginevra
(Joan Rodgers) rispettano in modo abbastanza fedele le didascalie.
Ecco il problema di utilizzare donne en travesti.
La Ann Murray è molto brava: nel ruolo di Serse, è la donna più convincente
che abbia visto ed ascoltato....ma non è una scelta che condivido:
naturalmente nel caso poi del dvd ARIODANTE, proprio non regge, nel senso si
vede lontano un miglio che è una donna che fa finta di essere Ariodante, sia
da un punto di vista vocale che visivo.
Ciò non toglie che comunque è un vero "personaggio": ha un modo di
atteggiarsi mentre canta che attira tutte le simpatie.... A Monaco in
occasione della celeberrima aria "Crude furie degli orridi Abissi", nel da
capo finale si è lasciata cadere a terra cadendo di schiena :-O
Post by Paolo Bonanno
Post by Rodolfo Canaletti
Come conclusione devo ammettere che questa opera di Handel ha attirato
il mio interesse piu' della altre che finora ho conosciuto. E se faccio
una rapidissima carrellata storica, devo dire che nel lungo itinerario
che separa l'Agrippina dall'Ariodante, attraverso il Giulio Cesare, mi
sembra che l'attenzione di Handel per l'espressione drammaturgica sia
nettamente cresciuta, offrendo nel 1735 un lavoro ricco di implicazioni
interessanti.
Sì è vero, è anche mutata nel tempo (confronta se vuoi Agrippina, Giulio
Cesare e Serse).
Ci metterei dentro anche l'ALMIRA el 1705, è così differente da tutte le
altre opere Handeliane
Post by Paolo Bonanno
Continua la tua scoperta di Händel, non te ne pentirai.
Per me ascoltare la sua musica, ed in particolare le opere, è stata una
folgorazione, la stessa che ho avuto per la musica di Mozart e Vivaldi.
Anche con gli Anthems e gli Oratori però non scherza. ci sono dei brani
talmente imponenti, dei cori così devastanti ch in nessun altro compositore
Barocco ho ascoltato.....
Io credo invece che il problema rimarrà nel caso specifico, perchè si
contesta proprio la struttura dell'opera Barocca, nella sua composizione fra
aria e recitativo: un'opera Barocca non deve essere un continuo di musica
come le opere ottocentesche, perchè non si deve romanticizzare un'opera.

Arsace
__________________________
Handel Forever!
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http://utenti.lycos.it/gfh
Rodolfo Canaletti
2003-09-16 17:52:40 UTC
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Post by Arsace
Da segnalare invece che la versione di Leppard, edita dalla Philips, con
Janet Baker come Ariodante, presenta l'intervento dei flauti nella prima
aria di Dalinda nel Primo atto, cosa che nessun'altra versione fa.
Sei certo che in partitura vi siano i flauti in questa aria?. Io non
possiedo la partitura, ma nell'analisi che ne fa Avant-Scene Opera si
parla solo di Violini I° e II°, viola e bassi.
Post by Arsace
Nel DVD diretto da Bolton, mi ricorda un Vampiro: è così freddo
nell'atteggiamento, specie nelle scene iniziali, con Dalinda....
A me e' sembrata soprattutto una interpretazione di tipo erotico. Quarda
la sua lingua! Se non e' un'espressione erotica quella! Poi il tipo di
carezze che fa a Dalinda, sia all'inizio che nel secondo atto. L'uso di
quella specie di bacchetta, come segno di dominio (ovviamente il dominio
sessuale dell'uomo sulla donna). La seduzione dell'uomo sulla donna in
forza della sua carica erotica. E altrettanto lo si vede in Dalinda, che
da quel punto di vista la trovo molto efficace: la subordinazione
erotica della donna all'uomo.
Post by Arsace
naturalmente nel caso poi del dvd ARIODANTE, proprio non regge, nel senso si
vede lontano un miglio che è una donna che fa finta di essere Ariodante, sia
da un punto di vista vocale che visivo.
Su questo concordo.

Ciao

Rudy
EquinoXe
2003-09-17 13:26:22 UTC
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Post by Arsace
Anche con gli Anthems e gli Oratori però non scherza. ci sono dei
brani talmente imponenti, dei cori così devastanti ch in nessun altro
compositore Barocco ho ascoltato.....
Confido nella tua somma conoscenza haendeliana per chiederti un paio di
cose: secondo te gli Oratori di Haendel non rischiano di passare in secondo
piano rispetto alla sua produzione operistica? Secondo te una tale cosa ha
motivo d'essere?

Quali, sempre secondo te, quali Oratori sono tra più riusciti, e
consigliabili per un primo approcio?

A.
Arsace
2003-09-18 14:19:46 UTC
Permalink
Post by EquinoXe
Post by Arsace
Anche con gli Anthems e gli Oratori però non scherza. ci sono dei
brani talmente imponenti, dei cori così devastanti ch in nessun altro
compositore Barocco ho ascoltato.....
Confido nella tua somma conoscenza haendeliana per chiederti un paio di
cose: secondo te gli Oratori di Haendel non rischiano di passare in secondo
piano rispetto alla sua produzione operistica?
per molto tempo sono stati alcuni oratori a soppiantare la parte operistica
handeliana, credo per una problematica legata al modo interpretativo delle
parti per castrati da un lato, e anche perchè l'opera rispecchiava l'Antico
Regime prerivoluzionario dall'altro.
Ora l'interesse per le opere è molto forte, e alcune di esse vengono
riproposte più volte...
Gli oratori per molti aspetti sono vicini alle opere: delle opere in
inglese.
Certo ci sono delle differenze: i cori molto più elaborati, recitativi
minimi, i temi che non sono più molto profani - a parte SEMELE ed HERCULES,
e se vogliamo IL TRIONFO DEL TEMPO E DEL DISINGANNO (1708 c.a) e IL TRIONFO
DEL TEMPO E DELLA VERITA' (1737) e THE TRIUMPH OF THE TIME AND TRUTH (1757).
Credo che gli oratori rimarranno sempre sotto la luce che gli compete, dal
momento che la scrittura corale è molto elaborata e spesso con melodie così
devastanti, che ti restano in testa fin dal primo ascolto.
Post by EquinoXe
Secondo te una tale cosa ha motivo d'essere?
Personalmente tutto ciò che ha scritto Handel è bello: non ho trovato nel
Barocco un altro compositore che abbia una quantità di pezzi travolgenti:
L'oratorio è un' altra forma di espressione che ha forgiato Handel in
Inghilterra: ascoltare solo le opere è come dire ascolto che non so le
cantate e non gli Anthems. perchè privarsi di avere la panoramica generale:
Handel è un composiore a 360°, ha scritto per tutti i generi del momento.
Chi lo apprezza vuole conoscere tutto.
Post by EquinoXe
Quali, sempre secondo te, quali Oratori sono tra più riusciti, e
consigliabili per un primo approcio?
Bhè qui devo parlare per gusti personali: non ti potrei dire quale è il più
riuscito, MESSIAH compreso.
A me piacciono moltissimo le imponenze e le arie di furore/marziali, per cui
l'oratorio che pèiù mi ha lasciato senza fiato su questa sfera è l'
OCCASIONAL ORATORIO, con un alleluja che lo trovo ancora più bello di quelo
del MESSIAH (ma ce ne sono altri di oratori che prediligono l'aspetto
militare JUDAS MACCBEUS, JOSHUA, ALEXANDER BALUS e BELSHAZZAR) ....
Oratori più rilfessivi per numero di brani in tonalità minore JEPHTA e
THEODORA.
Se vuoi immergeti invece nella mitologia, con un bellissimo Deus ex machina
finale, c'è SEMELE, che pur essendo un oratorio è anchestato rappresentato
in forma scenica, ed ha un coro a Tempesta che è capace di annientarti.
IL TRIONFO DEL TEMPO E DELLA VERITA' del 1737 che la Naxos ha edito un po'
di anni fa' è bellissimo poichè ci sono tantissime arie in italiano, brani
strumentali, cori di cui il primo d'apertura con trombe e timpani è
favoloso, ed in più anche i carillons. Ottima qualità per strumentazione,
direzione e voci buone: ottimo il rapporto prezzo/lunghezza in minuti di
musica. Qui c'è anche l'archetipo da cui Handel ha elaborato il " Lascia
ch'io pianga " da RINALDO: si tratta di "Lascia la spina, cogli la rosa".
Nella versione del 1757, credo che andel abbia usato l'Ouverture famosa che
Corelli, nel 1708 non era in grado di suonare, tanto ch Handel spazientio,
ha scritto una nuova sinonia in stile italiano per accontentarlo....

Arsace
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Rodolfo Canaletti
2003-09-16 17:52:40 UTC
Permalink
Post by Paolo Bonanno
Vai avanti, vai avanti non ti fermare.
Lunga ed impervia è la via che dall'inferno si snoda al paradiso.
Ascolta Giulio Cesare, Alcina, Tamerlano, Orlando, Rinaldo, Serse (e mi
fermo, solo perché tanto le citerei tutte) sono capolavori assoluti.
Certo che vado avanti. Comunque, anche se l'Ariodante ha sollecitato il
mio interesse, ti confesso che per le opere barocche non nutro un amore
sviscerato. Ma non demordo. La mia filosofia e' quella di non liquidare
cio' che non mi piace, ma, soprattutto di capire il perche' non mi
piace. Poi magari puo' essere che la cosa muti, e cio' che prima non mi
piaceva, finisca col piacermi.

Dovrei ripetere il tipo di interesse che mi lega all'opera: che e' un
interesse prevalentemente drammaturgico. La musica, nelle opere, la
intendo proprio come espressione drammaturgica, e mi sono sforzato di
capire (e riferire) peche' l'Ariodante mi ha interessato: proprio
perche' in quell'opera ho sentito una vocazione drammaturgica che, ad
esempio, non ho sentito nel Giulio Cesare e tantomeno nell'Agrippina.
Questo ho cercato di dirlo tentando un abbozzo di analisi. Faccio solo
una pausa sul Rinaldo, che l'ho sentito nella versione sempre diretta da
David Alden. Ma qui la regia ha fatto interventi molto piu' pesanti di
quelli che Alden non abbia fatto nell'Ariodante. Mi devo quindi fermare
un attimo. La mia prossima tappa sara' il Tamerlano. Il Serse per ora
non e' nei miei programmi.

Come tu dici, cosa che io condivido largamente, che ho scritto in molti
post e che ha attirato su di me le ire di piu' di un baroccofilo, la
drammaturgia delle opere di Handel e' un punto debole. Per questo faccio
molta fatica ad apprezzarle.
Mentre concordo che la musica sia bella, anche se ogni tanto si
scopiazza anche lui: la prima aria di Ginevra nell'Ariodante mi ricorda
molto (forse e' la stessa) la prima aria del Giulio Cesare "Empio diro'
tu sei".
Ma a me la bellezza della musica, quando non ha una funzione
drammaturgica, mi interessa poco. Altrimenti impiegherei molto piu' del
mio tempo ad ascoltare musica strumentale, sinfonica, da camera, etc.
Cosa che invece non faccio, dedicandomi solo all'opera.
Una mia criticatissima osservazione e' che le opere di Handel (quelle
che conosco, per lo meno, ad eccezione dell'Ariodante) siano, piu' che
"opere", dei concerti di lieder con intervallati dei recitativi, su uno
sfondo immaginifico.
In Handel la funzione drammaturgica della musica per me non e' in genere
molto chiara. Mi e' apparsa piu' chiara nell'Ariodante. Dato che questa
e' un'opera della maturita' avanzata, ho pensato che anche in Handel ci
sia una evoluzione, una maturazione in senso drammaturgico.

Nell'Ariodante i recitativi sono moooolto piu' brevi che nel Giulio
Cesare (non parliamo dell'Agrippina!). Non lo dico solo io, ma ne ho
trovato conferma in analisi di musicofili che sottolineavano questo
aspetto. Mi pare semplicistico attribuire questa maggior brevita' alla
incapacita' del pubblico inglese di apprezzare recitativi in una lingua
straniera. Anche il GC era destinato ad un publico inglese. No, io credo
che nell'Ariodante ci sia una evoluzione vera. E' sbagliato dire che
qualche cosa, attorno agli trenta-quaranta, cominciava a maturare?
Post by Paolo Bonanno
Continua la tua scoperta di Händel, non te ne pentirai.
Per me ascoltare la sua musica, ed in particolare le opere, è stata una
folgorazione, la stessa che ho avuto per la musica di Mozart e Vivaldi.
Ehi! Non metterei Handel e Vivaldi sullo stesso piano di Mozart! In
Mozart, soprattutto nelle opere dapontiane e nel Flauto Magico la
drammaturgia e' scintillante. Considero il Don Giovanni il capolavoro
operistico assoluto.
Handel ora mi interessa come vertice della musica barocca. Ma ho anche
intenzione di cimentarmi all'ascolto di altri autori, come appunto
Vivaldi, e Hasse. Questo proprio per amor di conoscenza, non perche' io
sia attratto particolarmente da quel genere di opera. Le mie preferenze
vanno in direzione dell'opera ad alto contenuto drammaturgico, quali ad
esempio Gluck ha saputo ideare con la sua rivoluzione. E soprattutto mi
attirano molto alcune opere del Novecento (Janacek, Britten, Berg,
Strauss, ma anche autori minori, come Martinu) e contemporanee, come ad
es. Adams, oppure, in altro genere, Berio, o Battistelli, etc. Tanto per
farti un esempio, in questi giorni mi sto interessando all'opera di
Nyman, The Man Who Mistook his Wife for a hat.

Ciao e scusa la lunga risposta.

Rudy
Paolo Bonanno
2003-09-18 08:28:42 UTC
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Post by Rodolfo Canaletti
Certo che vado avanti. Comunque, anche se l'Ariodante ha sollecitato il
mio interesse, ti confesso che per le opere barocche non nutro un amore
sviscerato. Ma non demordo. La mia filosofia e' quella di non liquidare
cio' che non mi piace, ma, soprattutto di capire il perche' non mi
piace. Poi magari puo' essere che la cosa muti, e cio' che prima non mi
piaceva, finisca col piacermi.
Anche io tento di mettere in pratica quella filosofia, ma spesso è
difficile.
Post by Rodolfo Canaletti
Dovrei ripetere il tipo di interesse che mi lega all'opera: che e' un
interesse prevalentemente drammaturgico.
Il mio prevalentemente musicale.
Post by Rodolfo Canaletti
La mia prossima tappa sara' il Tamerlano. Il Serse per ora
non e' nei miei programmi.
Bene! Sto proponendo l'ascolto del Tamerlano al mio amico Marcelli, proprio
per fargli amare l'opera di Händel.
Vedrai che sarai soddisfatto anche dal punto di vista drammaturgico.
Post by Rodolfo Canaletti
Come tu dici, cosa che io condivido largamente, che ho scritto in molti
post e che ha attirato su di me le ire di piu' di un baroccofilo, la
drammaturgia delle opere di Handel e' un punto debole.
Non di tutte e anche di quelle cin cui è punto debole, generalmente è solo
nel terzo atto.
Il punto debole nella drammaturgia di alcune sue opere è che la vicenda
viene risolta in modo poco convincente, immediato dopo una lunga
preparazione.
Tamerlano, invece, è bellissimo anche drammaturgicamente. La scena della
morte di Bajazet è splendida.
Post by Rodolfo Canaletti
Una mia criticatissima osservazione e' che le opere di Handel (quelle
che conosco, per lo meno, ad eccezione dell'Ariodante) siano, piu' che
"opere", dei concerti di lieder con intervallati dei recitativi, su uno
sfondo immaginifico.
La struttura aria-recitativo è profondamente differente dalla struttura
dell'opera romantica. Pensa che io amo, al contrario dei più, la struttura
aria-recitativo proprio perché non mi è mai piaciuta l'opera romantica,
soprattutto da un punto di vista strumentale e strutturale.
Ho iniziato ad ascoltare integralmente prima le opere di Mozart e poi sono
passato al barocco.
Post by Rodolfo Canaletti
In Handel la funzione drammaturgica della musica per me non e' in genere
molto chiara. Mi e' apparsa piu' chiara nell'Ariodante. Dato che questa
e' un'opera della maturita' avanzata, ho pensato che anche in Handel ci
sia una evoluzione, una maturazione in senso drammaturgico.
Beh l'evoluzione, o meglio sperimentazione, è stata non solo drammaturgica,
ma anche stilistica. Penso a Serse in cui molte arie non hanno la ripresa ed
il da capo.
Post by Rodolfo Canaletti
Mi pare semplicistico attribuire questa maggior brevita' alla
incapacita' del pubblico inglese di apprezzare recitativi in una lingua
straniera. Anche il GC era destinato ad un publico inglese.
Ricorda che Händel era imprenditore di se stesso, quindi molto attento ai
gusti del pubblico. La lunghezza dei recitativi era uno degli aspetti che
teneva in considerazione, tanto è vero che talvolta interveniva di persona
sui libretti stessi.
Post by Rodolfo Canaletti
No, io credo
che nell'Ariodante ci sia una evoluzione vera. E' sbagliato dire che
qualche cosa, attorno agli trenta-quaranta, cominciava a maturare?
È sbagliato solo nel senso che tutta la sua vita artistica e teatrale è
stata sempre segnata da un continuo creare musica nuova, con sensibilità
verso il mondo circostante. Sempre però nel rispetto delle auree leggi
dell'opera italiana.
Post by Rodolfo Canaletti
Ehi! Non metterei Handel e Vivaldi sullo stesso piano di Mozart! In
Mozart, soprattutto nelle opere dapontiane e nel Flauto Magico la
drammaturgia e' scintillante. Considero il Don Giovanni il capolavoro
operistico assoluto.
Lo so che è provocatorio, ne sa qualcosa il mio amico Marcelli.
Ma è proprio ciò che penso, nel campo operistico amo di più Händel di
Mozart. Il mio giudizio logicamente non è sul piano della drammaturgia, che
mi sembra l'aspetto che consideri maggiormente, ma in senso musicale-vocale.
Qualche anno fa questa considerazione l'avrei giudicata una bestemmia.
Post by Rodolfo Canaletti
Handel ora mi interessa come vertice della musica barocca. Ma ho anche
intenzione di cimentarmi all'ascolto di altri autori, come appunto
Vivaldi, e Hasse.
Di Vivaldi conosco bene l'Orlando Furioso e L'Arsilda regina di Ponto. Ma lì
ti assicuro che i recitativi sono molto lunghi, una parte della critica
afferma che è proprio il punto debole dell'opera del prete rosso. La musica
è splendida di una originalità e varietà strumentale uniche.
Post by Rodolfo Canaletti
Ciao e scusa la lunga risposta.
Figurati mi ha fatto piacere.
Ciao,
Paolo
Maurizio Frigeni
2003-09-18 21:57:30 UTC
Permalink
Post by Paolo Bonanno
Di Vivaldi conosco bene l'Orlando Furioso e L'Arsilda regina di Ponto. Ma lì
ti assicuro che i recitativi sono molto lunghi, una parte della critica
afferma che è proprio il punto debole dell'opera del prete rosso. La musica
è splendida di una originalità e varietà strumentale uniche.
Di Vivaldi esistono diverse opere in CD, ma la maggior parte secondo me
è ampiamente sotto al livello della sufficienza, dal punto di vista
interpretativo, ivi comprese quelle più o meno filologiche dirette da
Bezzina e da Sardelli.

Le uniche due incisioni che mi sentirei di consigliare sono L'Olimpiade
diretta da Alessandrini (che già ricordavo giorni fa in un altro thread)
ed il Farnace diretto da Savall (anche se alcune scelte di Savall non mi
piacciono). Anche la "Verità in cimento" diretta da Spinosi che è uscita
di recente mi ha lasciato insoddisfatto: la parte vocale è meno curata e
soprattutto il ruolo del protagonista è sostenuto da un Anthony Rolfe
Johnson del tutto inascoltabile (e poi l'opera in sé non è così ben
riuscita come le due sopra menzionate).

Quanto ai recitativi, non sono quelli di Vivaldi ad essere lunghi,
semmai quelli di Handel ad essere corti, per i motivi che tu hai già
ricordato. Ed oltre ad essere lunghi, sono anche molto belli (se
recitati come si deve, ovviamente). Ma questo era normale, in Italia.

L'opinione (secondo me piuttosto peregrina) che i recitativi siano un
punto debole di Vivaldi (se non ricordo male essa risale addirittura al
Goldoni) mi pare più legata al "sentito dire" che non ad una seria
analisi di ciò che Vivaldi scrisse. In effetti, sappiamo dalla
corrispondenza vivaldiana che una sua opera (il Siroe) cadde a Ferrara
nel 1739 perché il clavicembalista locale era incapace di accompagnare i
recitativi così come Vivaldi li aveva scritti, "... l'istessi recitativi
fatti in Ancona [ad una rappresentazione precedente] senza mutare una
nota, a' quali [...] facevano mille applasi, specialmente in alcune
scene appunto di recitativi." Notare che Vivaldi non poteva essere
presente a Ferrara, a causa di una proibizione del vescovo locale.

Può darsi che l'eco di questo fiasco ferrarese abbia in seguito pesato
sulla reputazione di Vivaldi, ma ho citato questo episodio anche per
smentire un'altra opinione che spesso sento ripetere, cioè che all'epoca
dei recitativi importava poco o nulla a coloro che andavano all'opera,
essendo l'attenzione concentrata sulle arie. Questo potrebbe essere
vero per Handel, ma non certo secondo me per le opere rappresentate in
Italia: dei recitativi ben fatti e ben eseguiti sono un ingrediente
basilare per il successo di un'opera, sia oggi che all'epoca di Vivaldi.

Maurizio
pp7dd
2003-09-21 23:02:02 UTC
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Post by Maurizio Frigeni
le opere rappresentate in
Italia: coi recitativi ben fatti e ben eseguiti sono un ingrediente
basilare per il successo di un'opera, sia oggi che all'epoca di Vivaldi.
Ne sono convinto anch'io, infatti giudico fondamentale la buona riuscita di
un'opera barocca, proprio per la bontà dei recitativi, per questo motivo
infatti apprezzo tanto Federico Maria Sardelli, che riesce nella sua
direzione a dare un senso, oltre che a Alessandrini, Florio, Longhini e King
(per le cantate che ho sentito) O..O

P.S. ma a pensarci bene il recitativo, non è poi un modo molto vicino di
cantare di Monteverdi e del '500? Perché nel '500 è importante recitare
bene e con Vivaldi no? Per me è ingiusto trattare Vivaldi sotto questo
aspetto, diversamente dal rinascimento italiano.

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