Post by domainPost by daniel pennac (portatile)emerge, senza ombra di dubbio, che la musica si accorda, ad esempio, agli
accenti della prosodia di un latino pronunciato alla maniera francese.
Che cosa si deve fare in quel caso? A mio avviso è più corretto, da un
punto di vista filologico, pronunciare non con quella che dovrebbe essere
la corretta pronuncia latina, bensì con quella a cui sembra attenersi il
compositore.
A questo non avevo pensato... quindi non è da escludere che certe pronunce
apparentemente ostrogote presenti ad esempio nel Bach di Harnoncourt
possano essere filologicamente corrette (tipo "agnus dei" con la g
"gutturale" pronunciata separatamente dalla nasale)...
qui si tratta di un'altra questione. Cerco di spiegarla in termini semplici.
E' da un certo numero di anni (diciamo decenni) che si è stabilito che la
pronuncia latina corretta (sto qui parlando *unicamente* del latino
"classico") è quella che usano tedeschi, francesi e anglosassoni.
Cioè, ad esempio Chichero (e non Cicero), ca-elum (e non "celum") eccetera.
Detto ciò, la pronuncia del latino si è andata sensibilmente modificando
verso il 300 (non 1.300, proprio 300 dopo Cristo), e questo spiega che la
Chiesa abbia adottato una pronuncia latina che definirei "liturgica" che è
quella che, purtroppo (lo dico per il latino classico) non è quella corretta
per Tacito, ma è sicuramente quella corretta per un qualsiasi testo della
liturgia della Chiesa Cattolica.
I cambiamenti hanno incluso sostanzialmente:
- il fenomeno della palatalizzazione, per cui le consonanti velari si
trasformani in c. palatali,
- la trasformazione dei dittonghi "oe" e "ae" in "e"
- la trasformazione della "y" greca in semplice "i".
Dato che i testi latini musicali sono testi della liturgia della Chiesa (e
non versi di Ovidio, per dire), reputo corretto pronunciarli così come la
Chiesa ha usato farlo per secoli e secoli (e fa tuttora).
Alcuni contestano, e dicono che comunque in Germania "Agnus" si è sempre
pronunciato "Agh-nus" ma non la trovo una scusa convincente.
L'unica tesi convincente è quella esposta da Pennac: quando il testo
straniero (di solito di provenienza francese) denota una accentuazione
musicale diversa da quella del latino ecclesiastico, allora si può seguire
la musica. Si tratta qui però di accentuazione e non di pronuncia, sono due
cose distinte e ben diverse.
Per gli studiosi del latino classico è un altro paio di maniche, invece, qui
purtroppo in Italia si è mantenuta la pronuncia, chiamiamola "di Chiesa" che
è ormai appurato non sia per nulla appropriata ai testi latini, fino almeno
a tutto il primo secolo EV.
PS Tutto ciò ovviamente non è farina del mio sacco. La questione ha spesso
turbato anche me e mi sono informata presso alcuni docenti di latino e di
filologia romanza.
Questo è su per giù il riassunto delle info che ho ottenuto.
Potete trovare qui
http://www.orbilat.com/Languages/Latin/Grammar/Latin-Pronunciation-Syllable-Accent.html
le stesse spiegazioni, nell'ultimo paragrafo, intitolato "Later changes in
pronunciation"
L'autore qui specifica che le modifiche di pronuncia segnalate sono avvenute
fra il terzo e quarto secolo EV