Post by Danny Rosecon i Vangeli stessi, che ho letto più volte.
Bene.
Allora questo fa per te:
"ALCUNI DEI MIEI MIGLIORI AMICI"
di UMBERTO ECO
Nel corso della recente polemica circa i suoi attacchi ai tedeschi, il già
sottosegretario Stefani avevaaddotto a prova delle sue buone intenzioni, il
fatto che la sua prima moglie
era tedesca.
Povero argomento, invero: se lo fosse stata l'attuale, ancora ancora, ma se
lo era stata la prima (che aveva evidentemente lasciato, o da cui era stato
lasciato) questo è proprio segno che lui coi tedeschi non è mai riuscito a
quagliare.
L'argomento della moglie è debolissimo: se ben ricordo Céline aveva una
moglie ebrea, e un'amante ebrea aveva a lungo avuto Mussolini, ma questo non
ha impedito a entrambi, sia pure in modi diversi, di avere indubbi
sentimenti antisemiti.
C'è una espressione che, specie in America, è divenuta proverbiale: «Alcuni
dei miei migliori amici» ovvero «Some of my best friends». Chi la usa inizia
così, affermando che alcuni dei suoi migliori amici sono ebrei (il che può
accadere a chiunque) ma poi continua con un "ma" o un "tuttavia", e segue
una accesa filippica antisemita. Negli anni Settanta si rappresentava a New
York una commedia sull'antisemitismo che si intitolava appunto «Some of my
best friends». Chi inizia così è bollato subito per antisemita - tanto che
una volta, paradossalmente, avevo deciso che per iniziare un discorso
antirazzista occorreva esordire con «Alcuni dei miei migliori amici sono
antisemiti...».
E' triste che un esordio in apparenza così innocente sia condannato per
sempre, ma esso rappresenta un esempio di quella che nella retorica classica
si chiamava "concessio" o concessione: si inizia dicendo bene
dell'avversario e mostrando di condividere una delle sue tesi, e poi si
passa alla parte distruttiva. Adoro Buenos Aires e alcuni dei miei migliori
amici sono argentini, e tuttavia potrei scrivere pagine terribili sulla
classe politica argentina, e persino sul suo elettorato degli ultimi
cinquant'anni. Siccome ho molti amici distribuiti in varie parti del mondo,
io potrei affermare che alcuni dei miei migliori amici sono ebrei, così come
alcuni sono torinesi e altri palermitani, ma se iniziassi un'argomentazione
con "alcuni dei miei migliori amici sono siciliani", è chiaro che mi starei
candidando per il Premio Bossi.
Di passaggio, notiamo che, anche se più raro, funziona inversamente
l'artificio opposto: non riesco a ricordare di avere amici carissimi a
Termoli Imerese, a Canberra e a Dar-es-Salam (e deve essere pura casualità),
ma se iniziassi un discorso con «non ho amici a Canberra», è probabile che
quel che segue sarebbe un elogio incondizionato della capitale australiana.
Diverso sarebbe l'argomento politico per cui, poniamo, si esordisce provando
con dati statistici inoppugnabili che la grande maggioranza degli americani
è contraria a Bush, e la grande maggioranza degli israeliani a Sharon,
proseguendo poi con una critica di queste due amministrazioni. Ma l'esempio
singolo non basta, e non basta citare Amos Oz per Israele o Susan Sontag per
gli Stati Uniti. In retorica questo si chiamerebbe un "exemplum", che ha
valore psicologico ma non argomentativo.
Vale a dire che il richiamo al particolare, sia esso rappresentato da Sontag
o da alcuni degli altri miei migliori amici, non ha valore per sostenere
conclusioni generali. Il fatto che mi sia stato rubato un giorno il
portafoglio ad Amsterdam non autorizza a concluderne che gli olandesi sono
tutti ladri (così infatti argomenta solo il razzista), anche se peccato più
grande è argomentare partendo direttamente dal generale (tutti gli scozzesi
sono avari, tutti i coreani puzzano d'aglio), concedendo al massimo che per
un caso curioso tutti gli scozzesi che ho conosciuto mi hanno sempre e
generosamente pagato da bere, e alcuni dei miei amici coreani olezzano solo
di costosi e raffinati dopobarba.
Gli esercizi ginnici sul generale sono sempre pericolosi, e prova ne sia il
paradosso di Epimenide Cretese, che sosteneva che tutti i cretesi sono
bugiardi: ovviamente se così diceva un cretese, bugiardo per definizione,
era falso che i Cretesi fossero bugiardi; ma se per conseguenza i Cretesi
erano sinceri, allora Epimenide diceva la verità affermando che i Cretesi
sono tutti bugiardi. E via all'infinito. Nella trappola era caduto
addirittura San Paolo, che aveva argomentato che veramente i Cretesi erano
bugiardi, visto che lo ammetteva persino uno dei loro.
Questi sono divertimenti da seminario di logica o retorica, ma quello che ne
viene fuori è che bisogna sempre sospettare quando si ode qualcuno iniziare
con una concessione. Dopo di che sarà interessante, specie di questi tempi,
analizzare le varie forme di concessione che si odono pronunciare
nell'agone politico, tipo le professioni di rispetto (in generale) per la
Magistratura, il riconoscimento della buona volontà lavorativa di molti
extracomunitari, l'ammirazione per la grande Cultura araba, le profferte di
stima altissima al presidente della Repubblica, e via discorrendo. Se
qualcuno parte con una concessione, attenti a quel che segue.
Nella coda ci sarà il veleno.
L'Espresso, 21-VIII-2003
buon giorno,
DonCiccio