Post by AlvermanQuindi ritieni tempo perso tutto lo studio dedicato ai trattati
dell'epoca, all'iconografia, alla recupero e alla ricostruzione di
strumenti musicali dell'epoca, alla lettura delle cronache del tempo, ecc...
Naturalmente no. Non ho mai scritto questo. Lo studio di filologia musicale
(o anche semplicemente la redazione di una edizione critica) ha ovviamente
la sua ragion d'essere, che non esclude la possibilità, o meglio la
legittimità, di usare 10 contrabbassi per i brandeburghesi.
C'è anche da dire che la percezione di un'esecuzione come piacevole o meno,
oltre che da insondabili caratteristiche personali, dipende anche da fattori
mediati dalla cultura e dal tempo in cui si vive.
Qualcuno molto più acuto di me, tempo fa, citava Kirkpatrick:
"Supponiamo che, nella nostra venerazione per le fonti e nella nostra
ricerca di verità storiche, riuscissimo a riportare alla luce una
registrazione su nastro di un'esecuzione di Bach delle proprie opere per
strumenti a tastiera.
Ci piacerebbe ciò che udremmo? Ne dubito. Poiché i compositon si preoccupano
principalmente di mettere sulla carta la giusta combinazione di note,
possono avere una certa giustificabile indifferenza a stabilire una
comunicazione con dei semplici ascoltatori.
Le esecuzioni di Bach ci sembrerebbero pedestri, come spesso sono le letture
che i poeti fanno delle proprie poesie?
Oppure ci bloccherebbero per sempre, facendoci smettere di suonare, per
paura di sminuire con le nostre versioni triviali la parola definitiva scesa
dal Sinai? Poiché non ci siamo mai attenuti molto bene alle parole originali
scese dal Sinai, suppongo che I'esecuzione onginale di Bach andrebbe
incontro allo stesso destino."
E' anche già noto l'aneddoto di Ravel che rimase stupito quando tre
musicisti gli fecero sentire, in suo onore, un suo trio. In quell'occasione
ebbe a dire "io non l'avevo pensato così, ma come l'avete suonato voi mi
piace anche di più".
Karajan, poi, non era affatto un amante della filologia; piuttosto, la
denigrava, essendo assolutamente convinto che il "bel suono" fosse l'unico
obiettivo da raggiungere, e che facesse di per sé parlare l'opera musicale
eseguita.
Un'esecuzione che, ad esempio, raddoppi i fiati o usi strumenti non antichi
può essere ben più che "divertente", anzi, molto più seria di certe cose
inascoltabili portate avanti solo nell'ottica di una vuota filologia.
Basti pensare al Clavicembalo ben temperato: eseguito al pianoforte, e non
al clavicembalo, ci regala altre fascinazioni. E ben vengano le
interpretazioni poco ortodosse di Gould.
Se poi si debba affermare per forza che l'unica via "seria" e "corretta" è
attraverso la filologia, questo è un problema ampiamente superato dalla
musicologia moderna, che non utilizza - mi si perdoni - questi paraocchi.
Saluti,
Lorenzo