Arthur Loggione
2005-01-14 15:04:19 UTC
Non è soltanto fra noi, secondo un'odiosa consuetudine nepotistica,
che Piero Angela fa lavorare il figlio Angelino, o che Fiorello cede
il karaoke a suo fratello Fiorellino.
Il malcostume si è diffuso anche all'estero, visto che Lenny Kravitz,
pur di farlo cantare, ha pagato - e salato si presume - perché gli
mettessero il fratello nella Traviata di Busseto (Bonfadelli, Bruson,
Zeffirelli).
Costui si è messo il nome d'arte di Scott Piper, ma si sa bene che si
chiama Scott Kravitz. E' ugualo. Un po' più in carne, ma è il fratello
gemello di Lenny Kravitz. Momenti di panico quando deve attaccare 'Un
dì, felice eterea'.
Non si decide. Avrà dimenticato le parole?
A meno che non si fosse confuso e pensasse di dover cantare "What The
Fuck Are We Saying" che è un noto brano del fratello.
Anche Violetta lo guarda, attonita, e dice con lo sguardo: 'ahò
Scotte, mo che facciamo? Chiamiamo tuo fratre e gli diciamo de farci
un blues?'
Scott Kravitz si riscuote, per fortuna, e tutto va abbastanza bene.
Non avendo avuto l'accortezza di guardare bene i ruoli, né nella
copertina del DVD né nelle didascalie iniziali, ho avuto attimi di
sgomento quando il tenore è entrato.
Ho visto che il tenore Placido Domingo si dirigeva verso il podio del
direttore e ho pensato a un'altra trovata di Zeffirelli. Se Zeffirelli
fa sempre cominciare l'opera con Violetta che rimembra, può darsi che
abbia detto al tenore di andare a stappare una bottiglia con
l'orchestra. Un 'libiam' anticipato.
E invece, vedo che Placido Domingo prende la bacchetta e comincia a
dirigere. Ma dài. Ma che cosa succede? A questo punto mi aspettavo di
vedere Luciano Pavarotti al controfagotto, José Carreras al flauto e
Katia Ricciarelli all'arpa, ma quest'altro miracolo non c'è stato.
Soltanto dopo, dunque, l'equivoco si è chiarito e mi sono rassegnato
all'idea che il tenore fosse appunto il fratello gemello di Lenny
Kravitz.
Che dire di questo video? Due cose soprattutto:
1) Ottimi e insistiti i primi piani sulle sbavature di Vinavil con cui
hanno messo la protesi tricotica a Violetta/Bonfadelli. Sotto
l'attaccatura (qui è ben il caso di dire 'attaccatura') dei capelli si
vedono strisce di Vinavil lunghe dieci centimetri.
2) Zeffirelli deve avere avuto dei problemi in Provenza, perché nel
film con Teresa Stratas e Domingo (che qui non fa il direttor
d'orchestra ma il tenore), toglie del tutto 'Di Provenza, il mar e il
suol'. Nell'edizione teatrale, Bruson e Domingo fanno ogni sforzo per
rovinare questa parte.
Da che 'prove' fu provato Zeffirelli in Provenza?
A proposito di Domingo: entra sul podio con passo traballante e
incerto. Si appoggia al leggio. Quando comincia a dirigere fa le
faccine e le mossette che ti aspetteresti da un direttore che ha fatto
sempre il direttore.
Chiude gli occhi e sospira come per dire 'Stiamo facendo arte, qui. Si
scrive una pagina di storia.'
Sono le faccine di circostanza che, semioticamente, si sovrappongono
alla funzione e la ipostatizzano in una coreografia luogocomunale.
La stessa cosa che capita quando fanno assaggiare un vino al
ristorante e chissà perché, in quel momento, chiunque si sente in
dovere di strabuzzare gli occhi, di gonfiar le guance come una rana,
di fare dei gargarismi alla sommellier e poi di dire con guardo
estasiato: 'ottimo'.
Se uno assaggiasse semplicemente e dicesse di sì, andrebbe bene.
Invece no. Anche un astemio si mette lì a delibare e a contorcere il
viso e a schioccar la lingua che non ne capisci il motivo. Sarà che si
aspettano che tu faccia così, e lo fai.
Domingo, entrato inciampando, inciampa ancora altre volte nell'opera.
Fa un po' tristezza vedere questo titano ridotto così. Per consolarmi
sono andato a riguardarmelo nella Tosca (Sinopoli, Behrens) dove canta
un 'muoio disperato' da sballo. E' giovane, è bravo. E' un bell'uomo.
Ma proprio tanto.
Confermato ancora una volta che 'Flora, amici, la notte che resta' è
un passaggio molto ostico (qualcuno potrà spiegarmelo tecnicamente).
Fatto sta che anche la Bonfadelli, come già la Gheorghiu, quando
devono dire 'resta' pare che siano alle prese con un attacco di
emorroidi.
La Stratas, invece, nel film di Zeffirelli non si concede alcuna
smorfia durante il canto (anche perché c'è il montaggio) ma quando
dice 'resta' si sente bene che è doppiata da Amanda Lear.
Mirabile, invece la Gruberova, che canta questo passaggio (Fenice di
Venezia, con Neilino Shicoffino) senza far notare la benché minima
fatica.
Tutte le volte che vedo Zeffirelli, comunque, e i danni che è capace
di fare, mi consolo pensando a quel famoso aneddoto quando era
assistente di Luchino Visconti. Non ricordo più che cosa si
rappresentasse, ma Visconti, nel controllare la scena, aprì i cassetti
di un mobile e chiese perché non fossero pieni di calzini e di altro
vestiario. Così come gli era stato ordinato di fare.
<<Ma Luchino>> disse Zeffirelli <<questi cassetti non li apriamo mai,
che cosa ci metto dentro della roba a fare?>>
Visconti che pretendeva che i cassetti fossero pieni anche, se durante
la rappresentazione non si aprivano mai (aveva pur ragione), si diede
una tale incazzata che chiuse dentro all'armadio Zeffirelli per ore e
ore. Inutili gli strepiti di Zeffirelli per essere liberato.
<<Apri, Luchino. Apri. Luchinooooo.>>
C'è chi dice che in questi strilli disperati, Zeffirelli invocasse
Luchino liberator con il mi bemolle sopracuto, tenendo la nota per 20
secondi. Ma quest'ultimo particolare è, probabilmente, apocrifo.
che Piero Angela fa lavorare il figlio Angelino, o che Fiorello cede
il karaoke a suo fratello Fiorellino.
Il malcostume si è diffuso anche all'estero, visto che Lenny Kravitz,
pur di farlo cantare, ha pagato - e salato si presume - perché gli
mettessero il fratello nella Traviata di Busseto (Bonfadelli, Bruson,
Zeffirelli).
Costui si è messo il nome d'arte di Scott Piper, ma si sa bene che si
chiama Scott Kravitz. E' ugualo. Un po' più in carne, ma è il fratello
gemello di Lenny Kravitz. Momenti di panico quando deve attaccare 'Un
dì, felice eterea'.
Non si decide. Avrà dimenticato le parole?
A meno che non si fosse confuso e pensasse di dover cantare "What The
Fuck Are We Saying" che è un noto brano del fratello.
Anche Violetta lo guarda, attonita, e dice con lo sguardo: 'ahò
Scotte, mo che facciamo? Chiamiamo tuo fratre e gli diciamo de farci
un blues?'
Scott Kravitz si riscuote, per fortuna, e tutto va abbastanza bene.
Non avendo avuto l'accortezza di guardare bene i ruoli, né nella
copertina del DVD né nelle didascalie iniziali, ho avuto attimi di
sgomento quando il tenore è entrato.
Ho visto che il tenore Placido Domingo si dirigeva verso il podio del
direttore e ho pensato a un'altra trovata di Zeffirelli. Se Zeffirelli
fa sempre cominciare l'opera con Violetta che rimembra, può darsi che
abbia detto al tenore di andare a stappare una bottiglia con
l'orchestra. Un 'libiam' anticipato.
E invece, vedo che Placido Domingo prende la bacchetta e comincia a
dirigere. Ma dài. Ma che cosa succede? A questo punto mi aspettavo di
vedere Luciano Pavarotti al controfagotto, José Carreras al flauto e
Katia Ricciarelli all'arpa, ma quest'altro miracolo non c'è stato.
Soltanto dopo, dunque, l'equivoco si è chiarito e mi sono rassegnato
all'idea che il tenore fosse appunto il fratello gemello di Lenny
Kravitz.
Che dire di questo video? Due cose soprattutto:
1) Ottimi e insistiti i primi piani sulle sbavature di Vinavil con cui
hanno messo la protesi tricotica a Violetta/Bonfadelli. Sotto
l'attaccatura (qui è ben il caso di dire 'attaccatura') dei capelli si
vedono strisce di Vinavil lunghe dieci centimetri.
2) Zeffirelli deve avere avuto dei problemi in Provenza, perché nel
film con Teresa Stratas e Domingo (che qui non fa il direttor
d'orchestra ma il tenore), toglie del tutto 'Di Provenza, il mar e il
suol'. Nell'edizione teatrale, Bruson e Domingo fanno ogni sforzo per
rovinare questa parte.
Da che 'prove' fu provato Zeffirelli in Provenza?
A proposito di Domingo: entra sul podio con passo traballante e
incerto. Si appoggia al leggio. Quando comincia a dirigere fa le
faccine e le mossette che ti aspetteresti da un direttore che ha fatto
sempre il direttore.
Chiude gli occhi e sospira come per dire 'Stiamo facendo arte, qui. Si
scrive una pagina di storia.'
Sono le faccine di circostanza che, semioticamente, si sovrappongono
alla funzione e la ipostatizzano in una coreografia luogocomunale.
La stessa cosa che capita quando fanno assaggiare un vino al
ristorante e chissà perché, in quel momento, chiunque si sente in
dovere di strabuzzare gli occhi, di gonfiar le guance come una rana,
di fare dei gargarismi alla sommellier e poi di dire con guardo
estasiato: 'ottimo'.
Se uno assaggiasse semplicemente e dicesse di sì, andrebbe bene.
Invece no. Anche un astemio si mette lì a delibare e a contorcere il
viso e a schioccar la lingua che non ne capisci il motivo. Sarà che si
aspettano che tu faccia così, e lo fai.
Domingo, entrato inciampando, inciampa ancora altre volte nell'opera.
Fa un po' tristezza vedere questo titano ridotto così. Per consolarmi
sono andato a riguardarmelo nella Tosca (Sinopoli, Behrens) dove canta
un 'muoio disperato' da sballo. E' giovane, è bravo. E' un bell'uomo.
Ma proprio tanto.
Confermato ancora una volta che 'Flora, amici, la notte che resta' è
un passaggio molto ostico (qualcuno potrà spiegarmelo tecnicamente).
Fatto sta che anche la Bonfadelli, come già la Gheorghiu, quando
devono dire 'resta' pare che siano alle prese con un attacco di
emorroidi.
La Stratas, invece, nel film di Zeffirelli non si concede alcuna
smorfia durante il canto (anche perché c'è il montaggio) ma quando
dice 'resta' si sente bene che è doppiata da Amanda Lear.
Mirabile, invece la Gruberova, che canta questo passaggio (Fenice di
Venezia, con Neilino Shicoffino) senza far notare la benché minima
fatica.
Tutte le volte che vedo Zeffirelli, comunque, e i danni che è capace
di fare, mi consolo pensando a quel famoso aneddoto quando era
assistente di Luchino Visconti. Non ricordo più che cosa si
rappresentasse, ma Visconti, nel controllare la scena, aprì i cassetti
di un mobile e chiese perché non fossero pieni di calzini e di altro
vestiario. Così come gli era stato ordinato di fare.
<<Ma Luchino>> disse Zeffirelli <<questi cassetti non li apriamo mai,
che cosa ci metto dentro della roba a fare?>>
Visconti che pretendeva che i cassetti fossero pieni anche, se durante
la rappresentazione non si aprivano mai (aveva pur ragione), si diede
una tale incazzata che chiuse dentro all'armadio Zeffirelli per ore e
ore. Inutili gli strepiti di Zeffirelli per essere liberato.
<<Apri, Luchino. Apri. Luchinooooo.>>
C'è chi dice che in questi strilli disperati, Zeffirelli invocasse
Luchino liberator con il mi bemolle sopracuto, tenendo la nota per 20
secondi. Ma quest'ultimo particolare è, probabilmente, apocrifo.