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2019-04-29 15:28:38 UTC
Occorre concludere la questione degli affreschi della Cappella Brancacci, per dovere nei confronti della storia e della cultura partenopea; e perché effettivamente è molto affascinante capire come funzionano in generale i progetti iconografici: l'iconografia è una concezione dell'arte interessantissima ed è un vero delitto che sia stata abbandonata nel '900 a favore dell' "espressività".
E allora, venendo agli affreschi in questione, è palese che lì si stia parlando di un PAPA, rappresentato, com'è ovvio, da San Pietro; un papa che non può che essere quello dello SCISMA, un evento di portata europea, avvenuto durante gli anni dei lavori alla cappella. E' invece letteralmente desolante che nell'immaginario comune, e da parte di tante guide improvvisate, si diffonda l'idea che quella dipinta da Masolino e Masaccio sia una rappresentazione della Firenze primorinascimentale; e allora giù a vedere in quelle vicende personaggi di terzo piano della vita cittadina, dal "messer Cecco dei Cecchi" di turno ai lanari di Brozzi e così via. Questo si chiama campanilismo e/o provincialismo.
Ma torniamo agli affreschi. Tutte le notizie che riporto possono essere facilmente verificate su tutte le principali fonti enciclopediche italiane (a partire dalla Treccani), oltre che su una miriade di documenti antichi scannerizzati che si trovano facilmente con google. NON elencherò le fonti, perché è davvero un grande e inutile tedio farlo, ma suggerisco, per chi voglia approfondire, di partire dalle voci di Cossa, Brancacci, Tomacelli, Visconti etc. presenti nella Treccani.
Baldassarre Cossa nasce nell'isola di Procida (o Ischia) intorno al 1370, dalla famiglia che comandava la flotta navale reale napoletana (negli anni dei Durazzo). Il riferimento all'isola è evidente nella prima scena degli affreschi, dove compare un Pietro pescatore:
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Sempre nella prima scena, si vede Pietro che versa soldi alla Chiesa, per entrare a farvi parte non certo come prete di provincia. Il riferimento è evidentemente quello al Concilio di Pisa del 1409, un incredibile ambaradan organizzato tutto a spese del Cossa per risolvere lo scisma e farsi eleggere papa. In realtà, Cossa non solo aveva in mente di "spapalizzare" Avignone; aveva soprattutto in mente di togliere dal trono quel Gregorio XII che si era insediato a Roma, interrompendo bruscamente la sfilza di Papi e cardinali napoletani, tutti parenti di Cossa, che avevano ripreso il controllo del papato in Italia dopo la parentesi avignonese. Questo clan faceva capo dinasticamente ai Caetani, sempre imparentati coi Cossa, vale a dire quella famiglia di feudatari meridionali che muovendosi da Salerno e Gaeta, e via via "tirreneggiando", era finita proprio a PISA, dove aveva fatto costruire quella celeberrima piazza che tutti i turisti conoscono. Insomma, un vero e proprio Achille Lauro del '400, ed è molto strano che tutte queste vicende, pur sparpagliate nei libri di storia, continuino ad essere ignorate.
Ma proseguiamo con le vicende. Terminato il concilio di Pisa, com'era prevedibile, questo singolare personaggio riuscì a farsi eleggere papa. Dove avvenne l'elezione? A Bologna, dove costui era già stato accolto trionfalmente per essere riuscito a togliere la città dal dominio dei Visconti, riportandola sotto il controllo della Chiesa. Conseguentemente, anche Firenze fu messa al sicuro dal dominio degli stessi Visconti. L'azione anti-viscontea ebbe carattere *speciale* perché fu orchestrata senza alcuno spargimento di sangue, ma grazie alla diplomazia dei BRANCACCI (Rinaldo, ambasciatore di Firenze, Carlo e Tommaso: tutti parenti dei Cossa) che riuscirono a CONVERTIRE la famiglia meneghina alla Chiesa. Tutto ciò è, senza ombra di dubbio, raccontato nella scena di San Pietro in cattedra, con i bolognesi devoti alla Chiesa per aver posto fine alla tirannia viscontea:
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In questa scena il personaggio a sinistra può corrispondere o a Gian Galeazzo Visconti (e in tal caso parliamo dell'attività diplomatica dei Cossa e Brancacci a Bologna già ai tempi in cui il vescovo di Bologna era un altro parente partenopeo del Cossa: Filippo Carafa); oppure al figlio di lui Giovanni Maria. In ogni caso è evidente che si tratti di un Visconti ed è evidente che la scena faccia riferimento all prodigio della *persuasione* con cui la Chiesa partenopea riuscì incredibilmente a piegare i feroci Visconti che andavano occupando le città dell'Italia settentrionale a suon di battaglie.
Ma proseguiamo con le scene affrescate. In quella che segue, ci spostiamo per un attimo a Firenze, e agli anni delle carestie e pestilenze (1415-1417, risolte grazie ai soldi che il Cossa scuciva (per mezzo delle decime e altre tassazioni) al suo amministratore di fiducia, Giovanni di Bicci de' Medici, uomo di gran buon senso e larghe vedute, il quale a sua volta li elargiva a persone in difficoltà; tutto ciò sarà formalizzato dallo stesso Giovanni qualche anno dopo con la Legge del Catasto (1427):
https://it.wikipedia.org/wiki/Distribuzione_delle_elemosine_e_morte_di_Anania
Naturalmente, il fatto di dare a Firenze i soldi della Chiesa corrisponderà all'improvvisa fioritura della città. Ecco come inizia il famoso '400 fiorentino, e i Medici avranno così tanta gratitudine e venerazione per questo papa che non solo sborseranno per il suo riscatto 30000 fiorini, ma gli faranno fare un monumento nel luogo più sacro e intoccabile della città, vale a dire il battistero:
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Ma andiamo avanti con gli affreschi. In quello che segue c'è sicuramente la parte più interessante della vita di questo singolare papa:
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Per quanto fatto da Filippino Lippi 50 anni dopo Masaccio e Masolino, è evidente la ripresa del progetto iconografico brancacciano interrotto, che sicuramente il Lippi deve aver conosciuto dal padre, allievo di Masaccio e Masolino proprio durante i lavori nella cappella. Ora, la crocifissione di San Pietro non ha nessun senso in quell'affresco, a completamento della scena, e infatti originariamente era posta altrove (rimangono frammenti: ma è probabile che addirittura dovesse essere eliminata dall'iconografia). Ma quello che è interessante nella scena, raffazzonata che sia, è la parte di destra. In essa si vede San Pietro che disputa con Simon Mago, vale a dire un eretico, davanti all'imperatore. Tutto ciò corrisponde ad un avvenimento molto importante nella storia d'Europa: vale a dire alla condanna, per eresia, del PRIMO protestante che la storia d'Europa ricordi. Tale Jan Hus:
https://it.wikipedia.org/wiki/Jan_Hus
il quale si faceva portavoce testi di un altro teologo dichiarato eretico, ma già da tempo morto, il britannico John Wyclif
https://it.wikipedia.org/wiki/John_Wyclif
Questa minaccia per la Chiesa italiana era ben più potente dello scisma, al punto che Cossa organizzò ben due concili per scongiurarla. Il primo a Roma, in presenza di Re Ladislao (con il quale il Cossa si era temporaneamente rappacificato), durante il quale furono bruciati i libri di Wyclif; il secondo a Costanza, in presenza di un altro *re dei romani", Sigismondo di Lussemburgo:
https://it.wikipedia.org/wiki/Concilio_di_Costanza#Causa_fidei
In quest'ultimo concilio Wyclif fu condannato e bruciato vivo.
Il dipinto seguente, in cui Cossa e Wyclif dibattono alla presenza di Sigismondo, rappresenta esattamente quello che Lippi, seguendo il progetto iconografico originale, aveva a sua volta rappresentato:
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Ancor più interessante è quello che avviene durante il concilio. Cossa viene infatti imprigionato a Mannheim, e poco dopo dato in custodia cautelare al nuovo Papa, Martino V, quest'ultimo rappresentato come San Paolo che va a visitare il collega in carcere:
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Infine, il papa ischitano viene liberato dal suo fedelissimo Giovanni Bicci dei Medici, che paga un riscatto di 30000 fiorini:
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Ma la cosa davvero più interessante di tutte è come sono collocate questa scene. Si tratta di un vero e proprio colpo di genio iconografico, sicuramente opera del cardinale Brancacci: infatti, la scena dell'arresto di Pietro nel racconto di Jacopo da Varagine è conseguente alla resurrezione di Teofilo, mentre l'arresto del Cossa avvenne in concomitanza del concilio. Come raccordare allora le due vicende con la biografia del papa ischitano? Colpo di genio: le due scene della prigione vengono poste una di fronte l'altra, la prima in continuità con l'episodio di Teofilo, la seconda in continuità con la scena del Concilio:
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Questo è quanto.
E' divertente notare come tanti studiosi di questa cappella si avventurino nelle più insensate ricerche sulla "prospettiva" (che non c'è affatto in Masaccio e Panicale; e non c'è affatto neanche nel famoso dipinto di Cristo sotto l'arco), ignorando che i pittori del '200 e '300 e inizi '400 altro non erano che artigiani semianalfabeti che realizzavano progetti iconografici stabiliti per filo e per segno da cardinali, nobili e altre figure pratiche del Latino e delle Sacre Scritture. In pratica, si forza la visione romantica dell'arte ad essere la stessa del medioevo, con risultati insensati...
E allora, venendo agli affreschi in questione, è palese che lì si stia parlando di un PAPA, rappresentato, com'è ovvio, da San Pietro; un papa che non può che essere quello dello SCISMA, un evento di portata europea, avvenuto durante gli anni dei lavori alla cappella. E' invece letteralmente desolante che nell'immaginario comune, e da parte di tante guide improvvisate, si diffonda l'idea che quella dipinta da Masolino e Masaccio sia una rappresentazione della Firenze primorinascimentale; e allora giù a vedere in quelle vicende personaggi di terzo piano della vita cittadina, dal "messer Cecco dei Cecchi" di turno ai lanari di Brozzi e così via. Questo si chiama campanilismo e/o provincialismo.
Ma torniamo agli affreschi. Tutte le notizie che riporto possono essere facilmente verificate su tutte le principali fonti enciclopediche italiane (a partire dalla Treccani), oltre che su una miriade di documenti antichi scannerizzati che si trovano facilmente con google. NON elencherò le fonti, perché è davvero un grande e inutile tedio farlo, ma suggerisco, per chi voglia approfondire, di partire dalle voci di Cossa, Brancacci, Tomacelli, Visconti etc. presenti nella Treccani.
Baldassarre Cossa nasce nell'isola di Procida (o Ischia) intorno al 1370, dalla famiglia che comandava la flotta navale reale napoletana (negli anni dei Durazzo). Il riferimento all'isola è evidente nella prima scena degli affreschi, dove compare un Pietro pescatore:
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Sempre nella prima scena, si vede Pietro che versa soldi alla Chiesa, per entrare a farvi parte non certo come prete di provincia. Il riferimento è evidentemente quello al Concilio di Pisa del 1409, un incredibile ambaradan organizzato tutto a spese del Cossa per risolvere lo scisma e farsi eleggere papa. In realtà, Cossa non solo aveva in mente di "spapalizzare" Avignone; aveva soprattutto in mente di togliere dal trono quel Gregorio XII che si era insediato a Roma, interrompendo bruscamente la sfilza di Papi e cardinali napoletani, tutti parenti di Cossa, che avevano ripreso il controllo del papato in Italia dopo la parentesi avignonese. Questo clan faceva capo dinasticamente ai Caetani, sempre imparentati coi Cossa, vale a dire quella famiglia di feudatari meridionali che muovendosi da Salerno e Gaeta, e via via "tirreneggiando", era finita proprio a PISA, dove aveva fatto costruire quella celeberrima piazza che tutti i turisti conoscono. Insomma, un vero e proprio Achille Lauro del '400, ed è molto strano che tutte queste vicende, pur sparpagliate nei libri di storia, continuino ad essere ignorate.
Ma proseguiamo con le vicende. Terminato il concilio di Pisa, com'era prevedibile, questo singolare personaggio riuscì a farsi eleggere papa. Dove avvenne l'elezione? A Bologna, dove costui era già stato accolto trionfalmente per essere riuscito a togliere la città dal dominio dei Visconti, riportandola sotto il controllo della Chiesa. Conseguentemente, anche Firenze fu messa al sicuro dal dominio degli stessi Visconti. L'azione anti-viscontea ebbe carattere *speciale* perché fu orchestrata senza alcuno spargimento di sangue, ma grazie alla diplomazia dei BRANCACCI (Rinaldo, ambasciatore di Firenze, Carlo e Tommaso: tutti parenti dei Cossa) che riuscirono a CONVERTIRE la famiglia meneghina alla Chiesa. Tutto ciò è, senza ombra di dubbio, raccontato nella scena di San Pietro in cattedra, con i bolognesi devoti alla Chiesa per aver posto fine alla tirannia viscontea:
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In questa scena il personaggio a sinistra può corrispondere o a Gian Galeazzo Visconti (e in tal caso parliamo dell'attività diplomatica dei Cossa e Brancacci a Bologna già ai tempi in cui il vescovo di Bologna era un altro parente partenopeo del Cossa: Filippo Carafa); oppure al figlio di lui Giovanni Maria. In ogni caso è evidente che si tratti di un Visconti ed è evidente che la scena faccia riferimento all prodigio della *persuasione* con cui la Chiesa partenopea riuscì incredibilmente a piegare i feroci Visconti che andavano occupando le città dell'Italia settentrionale a suon di battaglie.
Ma proseguiamo con le scene affrescate. In quella che segue, ci spostiamo per un attimo a Firenze, e agli anni delle carestie e pestilenze (1415-1417, risolte grazie ai soldi che il Cossa scuciva (per mezzo delle decime e altre tassazioni) al suo amministratore di fiducia, Giovanni di Bicci de' Medici, uomo di gran buon senso e larghe vedute, il quale a sua volta li elargiva a persone in difficoltà; tutto ciò sarà formalizzato dallo stesso Giovanni qualche anno dopo con la Legge del Catasto (1427):
https://it.wikipedia.org/wiki/Distribuzione_delle_elemosine_e_morte_di_Anania
Naturalmente, il fatto di dare a Firenze i soldi della Chiesa corrisponderà all'improvvisa fioritura della città. Ecco come inizia il famoso '400 fiorentino, e i Medici avranno così tanta gratitudine e venerazione per questo papa che non solo sborseranno per il suo riscatto 30000 fiorini, ma gli faranno fare un monumento nel luogo più sacro e intoccabile della città, vale a dire il battistero:
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Ma andiamo avanti con gli affreschi. In quello che segue c'è sicuramente la parte più interessante della vita di questo singolare papa:
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Per quanto fatto da Filippino Lippi 50 anni dopo Masaccio e Masolino, è evidente la ripresa del progetto iconografico brancacciano interrotto, che sicuramente il Lippi deve aver conosciuto dal padre, allievo di Masaccio e Masolino proprio durante i lavori nella cappella. Ora, la crocifissione di San Pietro non ha nessun senso in quell'affresco, a completamento della scena, e infatti originariamente era posta altrove (rimangono frammenti: ma è probabile che addirittura dovesse essere eliminata dall'iconografia). Ma quello che è interessante nella scena, raffazzonata che sia, è la parte di destra. In essa si vede San Pietro che disputa con Simon Mago, vale a dire un eretico, davanti all'imperatore. Tutto ciò corrisponde ad un avvenimento molto importante nella storia d'Europa: vale a dire alla condanna, per eresia, del PRIMO protestante che la storia d'Europa ricordi. Tale Jan Hus:
https://it.wikipedia.org/wiki/Jan_Hus
il quale si faceva portavoce testi di un altro teologo dichiarato eretico, ma già da tempo morto, il britannico John Wyclif
https://it.wikipedia.org/wiki/John_Wyclif
Questa minaccia per la Chiesa italiana era ben più potente dello scisma, al punto che Cossa organizzò ben due concili per scongiurarla. Il primo a Roma, in presenza di Re Ladislao (con il quale il Cossa si era temporaneamente rappacificato), durante il quale furono bruciati i libri di Wyclif; il secondo a Costanza, in presenza di un altro *re dei romani", Sigismondo di Lussemburgo:
https://it.wikipedia.org/wiki/Concilio_di_Costanza#Causa_fidei
In quest'ultimo concilio Wyclif fu condannato e bruciato vivo.
Il dipinto seguente, in cui Cossa e Wyclif dibattono alla presenza di Sigismondo, rappresenta esattamente quello che Lippi, seguendo il progetto iconografico originale, aveva a sua volta rappresentato:
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Ancor più interessante è quello che avviene durante il concilio. Cossa viene infatti imprigionato a Mannheim, e poco dopo dato in custodia cautelare al nuovo Papa, Martino V, quest'ultimo rappresentato come San Paolo che va a visitare il collega in carcere:
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Infine, il papa ischitano viene liberato dal suo fedelissimo Giovanni Bicci dei Medici, che paga un riscatto di 30000 fiorini:
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Ma la cosa davvero più interessante di tutte è come sono collocate questa scene. Si tratta di un vero e proprio colpo di genio iconografico, sicuramente opera del cardinale Brancacci: infatti, la scena dell'arresto di Pietro nel racconto di Jacopo da Varagine è conseguente alla resurrezione di Teofilo, mentre l'arresto del Cossa avvenne in concomitanza del concilio. Come raccordare allora le due vicende con la biografia del papa ischitano? Colpo di genio: le due scene della prigione vengono poste una di fronte l'altra, la prima in continuità con l'episodio di Teofilo, la seconda in continuità con la scena del Concilio:
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Questo è quanto.
E' divertente notare come tanti studiosi di questa cappella si avventurino nelle più insensate ricerche sulla "prospettiva" (che non c'è affatto in Masaccio e Panicale; e non c'è affatto neanche nel famoso dipinto di Cristo sotto l'arco), ignorando che i pittori del '200 e '300 e inizi '400 altro non erano che artigiani semianalfabeti che realizzavano progetti iconografici stabiliti per filo e per segno da cardinali, nobili e altre figure pratiche del Latino e delle Sacre Scritture. In pratica, si forza la visione romantica dell'arte ad essere la stessa del medioevo, con risultati insensati...