L'Esattore
2009-01-18 20:29:56 UTC
vi chiederete: ma questo è fuori di testa?
Beh sì, ma un nesso tra le varie "cose" richiamate in oggetto c'è.
Qual è?
Oggi ho assistito ad un concerto, il programma prevedeva: la sinfonia
giovanile n.7 (presumo che sia la settima delle giovanili) di Mendelssohn,
il concerto per pianoforte e orchestra K449 del Divino, un brano
contemporaneo in prima esecuzione assoluta (con compositore sulla trentina
in sala) e per finire il concerto per organo, timpani e orchestra d'archi
di Poulenc.
Mendelssohn:
a me Mendelssohn è sempre piaciuto moltissimo. Davvero davvero tanto. Le
sue sinfonie giovanili, così come i suoi concerti giovanili, sono davvero
incantevoli, e non poi tanto limitati concettualmente, almeno per quello
che capisco io. Poi se andiamo a pescare le grandi pagine (Scozzese,
Concerto per violino op.64, i quartetti, le romanze senza parole e qualcosa
di altro che sicuramente dimentico), appare chiaro che la sua musica è
favolosa. Ma non altrettanto amata. Mi sono sempre chiesto perché, visto
che in realtà anche nel profondo del mio cuore il buon Felix, per me
stilisticamente a metà strada tra Mozart e Beethoven, non occupa uno dei
primissimi posti. Ebbene se penso a quanto ho detto (punto d'incontro tra
Mozart e Beethoven), forse trovo la mia personale soluzione al dilemma: non
si può essere contemporaneamente grandissimi e perfettamente compiuti se si
è a metà strada tra due stili entrambi grandiosi, ma diversi. A Mendelssohn
manca qualcosa, pur essendone parente, non è né Mozart né Beethoven, e né
sa aggiungere qualcosa, come invece fa Schubert. Non ne capirò nulla, ma
questo è quanto, per me.
Mozart:
niente da aggiungere alla sua musica, se non che forse questo K449, pur
essendo splendido, non è tra i migliori suoi concerti per pianoforte. E
questo è davvero tutto dire.
L'Atonalità:
e qui casca l'asino. Non ho mai apprezzato l'atonalità, non ci arrivo,
almeno per ora, e davvero mi dispiace, perché vedo che c'è chi la capisce e
la ama, ma io proprio non c'arrivo. Comunque, lungi da me il non aprirmi a
nuovi orizzonti, e dunque ero ben felice di ascoltare questo pezzo in prima
esecuzione assoluta. Come proprio mai si dovrebbe fare nella stesura di un
testo, rimando ad un altro paragrafo la conclusione di questo.
Stilisticamente sarà sbagliato, ma parlando di musica contemporanea...
L'organo:
mamma mia. E' la prima volta che vedo a brevissima distanza (roba di 3-4
metri) un tizio che si affaccenda a suonare l'organo. Non so quali
grosse/piccole differenze ci siano, ma in questo caso l'organo mi è parso
essere elettronico (più che elettrico, direi), vista la miriade di tasti
che l'esecutore aveva la premura di schiacciare per produrre molti suoni
differenti. Riuscivo a leggere anche la partitura (scritta a mano con
un'intricatissima rete di osservazioni e indicazioni), e davvero ho sudato
io sette camicie per l'esecutore. Alla fine, devo dire che il concerto di
Poulenc m'è piaciuto, pur essendomi completamente nuovo.
Devo riascoltarlo, per buoni 5 minuti mi ha distratto la visione di una
chioma bionda a pochi passi da me.
Il pubblico:
in sala c'era, come al solito, una buona abbondanza di vecchiume vario (non
me ne vogliano gli appartenenti alla categoria).
Però c'erano anche molti giovani, alcuni studenti di musica, ma anche
alcuni studenti di cose un po' più insulse, come me.
C'erano, ahimé, anche i parenti del compositore, soprattutto i genitori, e
guarda caso proprio seduti affianco a me. Era la prima volta che mettevano
piede in una sala da concerto, li sentivo stupefatti per la mancanza di
applausi alla fine dei vari tempi.
Ora, io sono del tutto intollerante, quasi razzista, per rimanere IT, nei
confronti di chi fa rumore. Manderei all'ospedale (e non in pneumatologia)
volentieri chi tossisce senza almeno far qualcosa per attutire il disturbo,
ma ci posso anche passare sopra (con la macchina, possibilmente). Proprio
non posso tollerare, invece, chi parla amabilmente del più e del meno
durante i concerti. Fosse per me, li annienterei.
Il metal e il rap:
giusto davanti a me c'erano anche due metallari, ma in realtà erano un buon
miscuglio tra metal e hip hop, insomma una specie di crossover trai due,
erano vestiti per 50% da metallari e per 50% da rapper. Bene, ho pensato,
vengono a sentire qualcosa di diverso, magari gli piace e iniziano a
vestirsi anche decentemente. Si scherza, eh. Poi mi sono accorto che uno di
loro aveva un mucchio di catene, catenacci e corbellerie del genere, roba
che neanche il sindaco di Firenze. E lì ho capito che avrei aggiunto un
altro strumento alla lettura dell'organico dei vari brani che stavo per
ascoltare. Ma, devo dire, ho ben sopportato i due soprattutto alla luce di
un paio di battutine che si sono lanciati e che mi hanno fatto scompisciare
dal ridere. Una è la seguente: "'sto concerto per organo è fottutamente
metal, brò!".
Brò sta per "Brother", ossia "Fratello"...
Della seconda mi appresto a parlarvene.
La corazzata Potëmkin:
eccoci qua. Il brano atonale non era poi malaccio, molto meglio di alcune
cose che ho sentito di recente. La cosa che mi ha lasciato un po'
interdetto è stato il commento del compositore, commento un po' da
paraculo, scusatemi il francesismo, prima dell'esecuzione: "Noi non
possiamo più scrivere musica come quella che avete appena ascoltato
(Mozart, Mendelssohn), purtroppo."
Ah sì? E chi glielo vieta? C'è un qualche ordine dei compositori che vieta
la scrittura di musica tonale, ma va bene, anche atonale, un po' più
comprensibile?
Oppure devo intendere quel "non possiamo" semplicemente come un "non
vogliamo"? Bah.
Ma cosa c'entra la corazzata? E' presto detto: alla fine del brano atonale
uno dei due rappallari ha detto all'altro, praticamente urlando: "Beh, brò,
che te ne pare?" e l'altro, di pronta risposta: "E' come la corazzata
Potëmkin!". A me, pur trattenendomi, è scappata una bella risata, mentre i
genitori del compositore, che l'hanno capita con un pizzico di ritardo, non
mi pare l'abbiano presa davvero bene, ma del resto non mi sembravano molto
svegli, visto che hanno registrato tutto il brano con una fotocamera che, a
loro detta, non faceva altro che filmare, senza catturare l'audio.
Che fosse un omaggio a Cage?
Chissà!
Grazie per essere arrivati in fondo :)
Beh sì, ma un nesso tra le varie "cose" richiamate in oggetto c'è.
Qual è?
Oggi ho assistito ad un concerto, il programma prevedeva: la sinfonia
giovanile n.7 (presumo che sia la settima delle giovanili) di Mendelssohn,
il concerto per pianoforte e orchestra K449 del Divino, un brano
contemporaneo in prima esecuzione assoluta (con compositore sulla trentina
in sala) e per finire il concerto per organo, timpani e orchestra d'archi
di Poulenc.
Mendelssohn:
a me Mendelssohn è sempre piaciuto moltissimo. Davvero davvero tanto. Le
sue sinfonie giovanili, così come i suoi concerti giovanili, sono davvero
incantevoli, e non poi tanto limitati concettualmente, almeno per quello
che capisco io. Poi se andiamo a pescare le grandi pagine (Scozzese,
Concerto per violino op.64, i quartetti, le romanze senza parole e qualcosa
di altro che sicuramente dimentico), appare chiaro che la sua musica è
favolosa. Ma non altrettanto amata. Mi sono sempre chiesto perché, visto
che in realtà anche nel profondo del mio cuore il buon Felix, per me
stilisticamente a metà strada tra Mozart e Beethoven, non occupa uno dei
primissimi posti. Ebbene se penso a quanto ho detto (punto d'incontro tra
Mozart e Beethoven), forse trovo la mia personale soluzione al dilemma: non
si può essere contemporaneamente grandissimi e perfettamente compiuti se si
è a metà strada tra due stili entrambi grandiosi, ma diversi. A Mendelssohn
manca qualcosa, pur essendone parente, non è né Mozart né Beethoven, e né
sa aggiungere qualcosa, come invece fa Schubert. Non ne capirò nulla, ma
questo è quanto, per me.
Mozart:
niente da aggiungere alla sua musica, se non che forse questo K449, pur
essendo splendido, non è tra i migliori suoi concerti per pianoforte. E
questo è davvero tutto dire.
L'Atonalità:
e qui casca l'asino. Non ho mai apprezzato l'atonalità, non ci arrivo,
almeno per ora, e davvero mi dispiace, perché vedo che c'è chi la capisce e
la ama, ma io proprio non c'arrivo. Comunque, lungi da me il non aprirmi a
nuovi orizzonti, e dunque ero ben felice di ascoltare questo pezzo in prima
esecuzione assoluta. Come proprio mai si dovrebbe fare nella stesura di un
testo, rimando ad un altro paragrafo la conclusione di questo.
Stilisticamente sarà sbagliato, ma parlando di musica contemporanea...
L'organo:
mamma mia. E' la prima volta che vedo a brevissima distanza (roba di 3-4
metri) un tizio che si affaccenda a suonare l'organo. Non so quali
grosse/piccole differenze ci siano, ma in questo caso l'organo mi è parso
essere elettronico (più che elettrico, direi), vista la miriade di tasti
che l'esecutore aveva la premura di schiacciare per produrre molti suoni
differenti. Riuscivo a leggere anche la partitura (scritta a mano con
un'intricatissima rete di osservazioni e indicazioni), e davvero ho sudato
io sette camicie per l'esecutore. Alla fine, devo dire che il concerto di
Poulenc m'è piaciuto, pur essendomi completamente nuovo.
Devo riascoltarlo, per buoni 5 minuti mi ha distratto la visione di una
chioma bionda a pochi passi da me.
Il pubblico:
in sala c'era, come al solito, una buona abbondanza di vecchiume vario (non
me ne vogliano gli appartenenti alla categoria).
Però c'erano anche molti giovani, alcuni studenti di musica, ma anche
alcuni studenti di cose un po' più insulse, come me.
C'erano, ahimé, anche i parenti del compositore, soprattutto i genitori, e
guarda caso proprio seduti affianco a me. Era la prima volta che mettevano
piede in una sala da concerto, li sentivo stupefatti per la mancanza di
applausi alla fine dei vari tempi.
Ora, io sono del tutto intollerante, quasi razzista, per rimanere IT, nei
confronti di chi fa rumore. Manderei all'ospedale (e non in pneumatologia)
volentieri chi tossisce senza almeno far qualcosa per attutire il disturbo,
ma ci posso anche passare sopra (con la macchina, possibilmente). Proprio
non posso tollerare, invece, chi parla amabilmente del più e del meno
durante i concerti. Fosse per me, li annienterei.
Il metal e il rap:
giusto davanti a me c'erano anche due metallari, ma in realtà erano un buon
miscuglio tra metal e hip hop, insomma una specie di crossover trai due,
erano vestiti per 50% da metallari e per 50% da rapper. Bene, ho pensato,
vengono a sentire qualcosa di diverso, magari gli piace e iniziano a
vestirsi anche decentemente. Si scherza, eh. Poi mi sono accorto che uno di
loro aveva un mucchio di catene, catenacci e corbellerie del genere, roba
che neanche il sindaco di Firenze. E lì ho capito che avrei aggiunto un
altro strumento alla lettura dell'organico dei vari brani che stavo per
ascoltare. Ma, devo dire, ho ben sopportato i due soprattutto alla luce di
un paio di battutine che si sono lanciati e che mi hanno fatto scompisciare
dal ridere. Una è la seguente: "'sto concerto per organo è fottutamente
metal, brò!".
Brò sta per "Brother", ossia "Fratello"...
Della seconda mi appresto a parlarvene.
La corazzata Potëmkin:
eccoci qua. Il brano atonale non era poi malaccio, molto meglio di alcune
cose che ho sentito di recente. La cosa che mi ha lasciato un po'
interdetto è stato il commento del compositore, commento un po' da
paraculo, scusatemi il francesismo, prima dell'esecuzione: "Noi non
possiamo più scrivere musica come quella che avete appena ascoltato
(Mozart, Mendelssohn), purtroppo."
Ah sì? E chi glielo vieta? C'è un qualche ordine dei compositori che vieta
la scrittura di musica tonale, ma va bene, anche atonale, un po' più
comprensibile?
Oppure devo intendere quel "non possiamo" semplicemente come un "non
vogliamo"? Bah.
Ma cosa c'entra la corazzata? E' presto detto: alla fine del brano atonale
uno dei due rappallari ha detto all'altro, praticamente urlando: "Beh, brò,
che te ne pare?" e l'altro, di pronta risposta: "E' come la corazzata
Potëmkin!". A me, pur trattenendomi, è scappata una bella risata, mentre i
genitori del compositore, che l'hanno capita con un pizzico di ritardo, non
mi pare l'abbiano presa davvero bene, ma del resto non mi sembravano molto
svegli, visto che hanno registrato tutto il brano con una fotocamera che, a
loro detta, non faceva altro che filmare, senza catturare l'audio.
Che fosse un omaggio a Cage?
Chissà!
Grazie per essere arrivati in fondo :)
--
L'Esattore
a Randy Pausch.
L'Esattore
a Randy Pausch.