Er Lurk
2005-01-18 11:09:02 UTC
A seguito delle numerose polemiche sorte ultimamente sulla musica (?
qualcuno ha addirittura messo in dubbio che lo fosse!) del XX (e XXI, perchè
no?) secolo mi permetto di provare ad analizzare (sommariamente) una
partitura per me tra le più belle e commoventi della storia della musica: la
"Preghiera di Maria Stuarda", n.1 dei "Canti di Prigionia" di Luigi
Dallapiccola, compositore vissuto tra il 1904 e il 1975.
Innanzitutto alcuni dati "informativi"
Anno di composizione: 1939 (dunque decisamente *dopo* la morte della musica
:))
Organico: coro misto a 4 voci, 2 pianoforti, 2 arpe e percussioni ( 4
timpani, xilofono, vibrafono, 8 campane [in sol2, la2, si2, do3, fa3, sol3,
la3, sib3], 1 piatto sospeso, 2 piatti, 3 tam tam [piccolo, medio, grande],
triangolo, tamburo, Gran Cassa)
Testo: O Domine Deus! Speravi in Te./ O care mi Jesu! nunc libera me./In
dura catena, in misera poena, desidero Te./Languendo, gemendo et genu
flectendo,/Adoro, imploro ut liberes me. (Maria Stuarda)
durata: 12 minuti circa
Cominciamo con una considerazione tecnica: ho scelto proprio la Preghiera di
Maria Stuarda perchè è un brano in cui *modalità* e *dodecafonia* si fondono
così naturalmente da mostrare (per me) con assoluta chiarezza la loro
consustanzialità...sono modi (non antitetici sembra dirci il buon Luigi) di
organizzare lo spazio acustico e come tali possono coesistere anche nella
stessa opera e ANCHE CONTEMPORANEAMENTE!
Ma andiamo con calma...
Il brano inizia con una "dichiarazione di intenti" esplicita quant'altre mai
(sia in termini poetici, sia in termini tecnico/musicali).
Il Pianoforte (da ora Pf) I e l'Arpa (Ar) II eseguono (in pp e lentamente)
l'inizio della serie dodecafonica utilizzata (le note sono: mi1, sol1, sib1,
fa#2) mentre i timpani e l'Ar I eseguono (pp ma sonoro) l'inizio della
sequenza gregoriana del Dies Irae (Per aumentare la "visibilità" della
citazione il compositore riporta addirittura il testo [Dies irae, dies illa]
in partitura).
Guardiamo ora quello che succede: PF I+ Ar II ->dodecafonia, Timp+ Ar I ->
modalità (gregoriana!); effetto espressivo (IMHO, ovviamente, da ora omesso
ma sottinteso) : minaccia, pericolo incombente, tensione.
Già in queste battute introduttive possiamo trovare in nuce il modo che la
musica avrà (nella sua struttura oltre che nella sua valenza poetica
esplicita) di *rispecchiare* il significato del testo.
La preghiera di Maria Stuarda è una sorta di "De profundis" (l'invocazione a
Dio avviene in una situazione di disagio estremo: "dura catena, misera
poena...languendo, gemendo...") e la musica di Dallapiccola ce lo mostra con
un tessuto fonosimbolico esplicito (registro grave) ma anche con l'interno
contrasto tra due forme di espressione apparentemente inconciliabili (come
inconciliabili *apparentemente* sono l'anelito umano alla libertà e le
svariate forme di "prigionia" cui spesso suo malgrado l'uomo è sottoposto).
[NOTA ON]
Mi rendo conto che proseguendo così il post diventerebbe sterminatamente
lungo (forse lo è già) per cui, esposti alcuni capisaldi dela pagina procedo
con minor dettaglio (resto sempre a disposizione per chiarimenti di
qualsiasi ordine, è chiaro).
[NOTA OFF]
Dopo alcune battute in cui la sovrapposizione modale/cromatico prosegue (ma
con uno stupefacente effetto di aumento del pathos attraverso una
progressiva accelerazione del tessuto musicale) entra il coro...
Con un incredibile effetto poetico le prime parole ("O Domine Deus") sono
sussurrate (assolutamente senza timbro), seguite da un accordo (di sib
minore) eseguito a bocca chiusa (allusione al silenzio di Dio o al suo
ineffabile mistero?) da soprani e contralti.
La progressione del brano da qui in poi è impressionante: un enorme,
graduale incremento della tensione (testo: O Domine!) che sembra indicare
l'insostenibile situazione dell'orante...
Tecnicamente qui abbiamo ancora una volta la coesistenza e la perfetta
integrazione tra modalità (coro) e dodecafonia (complesso strumentale). La
cosa sorprendente è che (comme l'on dit) le note si "chiamano" per tutto il
pezzo, tutto è permeato da una tale assoluta consequenzialità (acustica, of
course) melodica e armonica da rendere l'ascolto coinvolgente ed
appagante...
Alcuni bravi cenni per sottolineare come (con perfetta scelta metaforica,
oltre che musicale) l'enunciazione dell'intero testo è affidato dapprima al
solo coro (senza strumenti) [batt. 25-39] che però *ora* si esprime
attraverso uno splendido canone basato sulla serie dodecafonica del brano
(che sbadato, non l'ho mai enunciata fino ad ora...in fondo a che serve?
direbbe Schoenberg, ma tant'è, per i curiosi: mi, sol, sib, fa#, la, do,
mib, si, re, fa, lab, reb, se la suonate con tutti gli intervalli ascendenti
partendo dal secondo mi del pianoforte e con il pedale abbassato potrete
gustare la bellezza di un accordo contenente il totale cromatico. Ovviamente
la serie è formata da 3 tronconi di 4 note, due dei quali strutturalmente
identici ecc. ecc.). La preghiera si fa carica di tensione, è come se
dall'anima erompessero violente e disperate le parole rivolte alla Divinità.
Sul "nunc libera me" l'ensemble strumentale ritorna a farsi sentire (coro -
Dopo altre ondate sonore (su "dura catena" e soprattutto su "desidero te")
che creeranno un'ulteriore instabilità architettonica, il brano si conclude
in *morendo* su uno splendido accordo corale [sib2, sol3, la3, mib4, fab4]
che, con la compresenza dell'intervallo portante del sistema modale (la
quinta la-mi [in partitura fab]) saldato [nota comune: mi, cioè fab]
all'accordo (peraltro una triade con nota aggiunta) formato dalle ultime
quattro note della serie (mi [fab], sol, sib, mib) suggella la composizione
parlando di quella precarietà che (in quest'epoca sciagurata penso sia
esperienza comune) spesso è la quotidiana condizione di vita dell'uomo.
Scusate per la lunghezza, in fondo volevo solo mostrare che la
sciaguratissima "musica contemporanea" può dire la verità dell'uomo tanto
quanto quelle di ogni altra epoca...e con la setssa commovente bellezza...
Se qualcuno fosse interessato (il CD è già stato segnalato da Dimitri in
altro thread) il brano si può trovare a basso prezzo (io l'ho pagato 5
euri...) in un disco della Apex dedicato interamente a Dallapiccola (APEX
n.8573 89230 2). Esecuzioni bellissime peraltro (Ensemble InterContemporain
con Hans Zender)
Ciao a tutti e...buon ascolto!
EL
qualcuno ha addirittura messo in dubbio che lo fosse!) del XX (e XXI, perchè
no?) secolo mi permetto di provare ad analizzare (sommariamente) una
partitura per me tra le più belle e commoventi della storia della musica: la
"Preghiera di Maria Stuarda", n.1 dei "Canti di Prigionia" di Luigi
Dallapiccola, compositore vissuto tra il 1904 e il 1975.
Innanzitutto alcuni dati "informativi"
Anno di composizione: 1939 (dunque decisamente *dopo* la morte della musica
:))
Organico: coro misto a 4 voci, 2 pianoforti, 2 arpe e percussioni ( 4
timpani, xilofono, vibrafono, 8 campane [in sol2, la2, si2, do3, fa3, sol3,
la3, sib3], 1 piatto sospeso, 2 piatti, 3 tam tam [piccolo, medio, grande],
triangolo, tamburo, Gran Cassa)
Testo: O Domine Deus! Speravi in Te./ O care mi Jesu! nunc libera me./In
dura catena, in misera poena, desidero Te./Languendo, gemendo et genu
flectendo,/Adoro, imploro ut liberes me. (Maria Stuarda)
durata: 12 minuti circa
Cominciamo con una considerazione tecnica: ho scelto proprio la Preghiera di
Maria Stuarda perchè è un brano in cui *modalità* e *dodecafonia* si fondono
così naturalmente da mostrare (per me) con assoluta chiarezza la loro
consustanzialità...sono modi (non antitetici sembra dirci il buon Luigi) di
organizzare lo spazio acustico e come tali possono coesistere anche nella
stessa opera e ANCHE CONTEMPORANEAMENTE!
Ma andiamo con calma...
Il brano inizia con una "dichiarazione di intenti" esplicita quant'altre mai
(sia in termini poetici, sia in termini tecnico/musicali).
Il Pianoforte (da ora Pf) I e l'Arpa (Ar) II eseguono (in pp e lentamente)
l'inizio della serie dodecafonica utilizzata (le note sono: mi1, sol1, sib1,
fa#2) mentre i timpani e l'Ar I eseguono (pp ma sonoro) l'inizio della
sequenza gregoriana del Dies Irae (Per aumentare la "visibilità" della
citazione il compositore riporta addirittura il testo [Dies irae, dies illa]
in partitura).
Guardiamo ora quello che succede: PF I+ Ar II ->dodecafonia, Timp+ Ar I ->
modalità (gregoriana!); effetto espressivo (IMHO, ovviamente, da ora omesso
ma sottinteso) : minaccia, pericolo incombente, tensione.
Già in queste battute introduttive possiamo trovare in nuce il modo che la
musica avrà (nella sua struttura oltre che nella sua valenza poetica
esplicita) di *rispecchiare* il significato del testo.
La preghiera di Maria Stuarda è una sorta di "De profundis" (l'invocazione a
Dio avviene in una situazione di disagio estremo: "dura catena, misera
poena...languendo, gemendo...") e la musica di Dallapiccola ce lo mostra con
un tessuto fonosimbolico esplicito (registro grave) ma anche con l'interno
contrasto tra due forme di espressione apparentemente inconciliabili (come
inconciliabili *apparentemente* sono l'anelito umano alla libertà e le
svariate forme di "prigionia" cui spesso suo malgrado l'uomo è sottoposto).
[NOTA ON]
Mi rendo conto che proseguendo così il post diventerebbe sterminatamente
lungo (forse lo è già) per cui, esposti alcuni capisaldi dela pagina procedo
con minor dettaglio (resto sempre a disposizione per chiarimenti di
qualsiasi ordine, è chiaro).
[NOTA OFF]
Dopo alcune battute in cui la sovrapposizione modale/cromatico prosegue (ma
con uno stupefacente effetto di aumento del pathos attraverso una
progressiva accelerazione del tessuto musicale) entra il coro...
Con un incredibile effetto poetico le prime parole ("O Domine Deus") sono
sussurrate (assolutamente senza timbro), seguite da un accordo (di sib
minore) eseguito a bocca chiusa (allusione al silenzio di Dio o al suo
ineffabile mistero?) da soprani e contralti.
La progressione del brano da qui in poi è impressionante: un enorme,
graduale incremento della tensione (testo: O Domine!) che sembra indicare
l'insostenibile situazione dell'orante...
Tecnicamente qui abbiamo ancora una volta la coesistenza e la perfetta
integrazione tra modalità (coro) e dodecafonia (complesso strumentale). La
cosa sorprendente è che (comme l'on dit) le note si "chiamano" per tutto il
pezzo, tutto è permeato da una tale assoluta consequenzialità (acustica, of
course) melodica e armonica da rendere l'ascolto coinvolgente ed
appagante...
Alcuni bravi cenni per sottolineare come (con perfetta scelta metaforica,
oltre che musicale) l'enunciazione dell'intero testo è affidato dapprima al
solo coro (senza strumenti) [batt. 25-39] che però *ora* si esprime
attraverso uno splendido canone basato sulla serie dodecafonica del brano
(che sbadato, non l'ho mai enunciata fino ad ora...in fondo a che serve?
direbbe Schoenberg, ma tant'è, per i curiosi: mi, sol, sib, fa#, la, do,
mib, si, re, fa, lab, reb, se la suonate con tutti gli intervalli ascendenti
partendo dal secondo mi del pianoforte e con il pedale abbassato potrete
gustare la bellezza di un accordo contenente il totale cromatico. Ovviamente
la serie è formata da 3 tronconi di 4 note, due dei quali strutturalmente
identici ecc. ecc.). La preghiera si fa carica di tensione, è come se
dall'anima erompessero violente e disperate le parole rivolte alla Divinità.
Sul "nunc libera me" l'ensemble strumentale ritorna a farsi sentire (coro -
modale, strumenti -> dodecafonico) portando in breve la temperatura
espressiva all'incandescenza ("libera me").Dopo altre ondate sonore (su "dura catena" e soprattutto su "desidero te")
che creeranno un'ulteriore instabilità architettonica, il brano si conclude
in *morendo* su uno splendido accordo corale [sib2, sol3, la3, mib4, fab4]
che, con la compresenza dell'intervallo portante del sistema modale (la
quinta la-mi [in partitura fab]) saldato [nota comune: mi, cioè fab]
all'accordo (peraltro una triade con nota aggiunta) formato dalle ultime
quattro note della serie (mi [fab], sol, sib, mib) suggella la composizione
parlando di quella precarietà che (in quest'epoca sciagurata penso sia
esperienza comune) spesso è la quotidiana condizione di vita dell'uomo.
Scusate per la lunghezza, in fondo volevo solo mostrare che la
sciaguratissima "musica contemporanea" può dire la verità dell'uomo tanto
quanto quelle di ogni altra epoca...e con la setssa commovente bellezza...
Se qualcuno fosse interessato (il CD è già stato segnalato da Dimitri in
altro thread) il brano si può trovare a basso prezzo (io l'ho pagato 5
euri...) in un disco della Apex dedicato interamente a Dallapiccola (APEX
n.8573 89230 2). Esecuzioni bellissime peraltro (Ensemble InterContemporain
con Hans Zender)
Ciao a tutti e...buon ascolto!
EL