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2019-08-08 19:07:24 UTC
On Thu, 8 Aug 2019 03:05:05 -0700 (PDT) in article <53bd1b65-3703-46c9-
tempo, degli esempi che testimonino chi e con quali brani ha
abbandonato lo stile degli anni 60 e 70 che molti fautori
dell'innovazione ancora considerano innovativi tutt'oggi.
sono passati 60 anni ...
Allora, per rispondere alla tua domanda, definiamo in primis in cosa consisteva questo stile vecchio, incolore e noiosissimo, che tanto piace a LZ, adottato da tanti celebri compositori che poi ne ebbero rigurgito negli anni '70. In sostanza è un linguaggio di derivazione seriale (meglio ancora: strutturale, cioè seriale integrale), assai portato avanti nel periodo di Darmstadt. E' difficile definire questo stile e questa tecnica in poche parole. Come massima semplificazione diciamo che sia nell'armonia, che nel ritmo, che nella forma l'imperativo del linguaggio strutturale non è allontanarsi dalla tonalità; è invece allontanarsi da qualsiasi cosa richiami a sua volta anche solo lontanamente la tonalità. Bada, è in questo la caratterizzazione cruciale e lo ribadisco: non è nell'allontanarsi dalla tonalità, ma nell'allontanarsi in qualsiasi cosa che anche solo indirettamente evochi la tonalità. Sia essa un'armonia, un ritmo, una divisione della forma.L'abbaglio che la musica degli anni '60 e '70 fosse innovativa è
appunto... un abbaglio. Praticamente tutti i compositori di quel
periodo
abbandonarono negli anni '80 e '90 quel linguaggio ottuso che essi
stessi seguivano.
ecco, mi servirebbero, se hai voglia, non vorrei portarti via troppoappunto... un abbaglio. Praticamente tutti i compositori di quel
periodo
abbandonarono negli anni '80 e '90 quel linguaggio ottuso che essi
stessi seguivano.
tempo, degli esempi che testimonino chi e con quali brani ha
abbandonato lo stile degli anni 60 e 70 che molti fautori
dell'innovazione ancora considerano innovativi tutt'oggi.
sono passati 60 anni ...
E', diciamo, una forma di terrore ideologico di tipo reazionario per cui già solo mettere in fila tre note diatoniche veniva considerato un rischio di sciagura per un compositore. Non parliamo poi dei ritmi: aboliti. Non parliamo dei motivi (= incisi): vietati. Consonanze? Meglio starne alla larga, o comunque subito castrarle con dissonanze affinché l'orecchio non possa essere condotto ad una qualsiasi scala diatonica o a una qualsiasi triade consonante. Guai a dividere la forma in sezioni riconoscibili: si rischierebbe di evocare la divisione a strofe o movimenti della musica tonale. Insomma, ecco i principali parametri che caratterizzano quel periodo di sciagura musicale, durato una buona trentina d'anni in Europa, in epoca di devastazione post-guerra mondiale. In America, per fortuna loro ci furono correnti alternative al darmstadtismo che non produssero grandi danni ma favorirono la creatività e l'originalità.
Ma veniamo agli esempi concreti europei, così forse si capisce meglio il discorso. Iniziamo da quelli più evidenti ed emblematici. Non ne faccio un discorso di qualità, ma solo di evoluzione del linguaggio. Per ribadire come il linguaggio che tanto delizia le orecchie di LZ sia superato da un bel pezzo.
Questo è Alfred Schnittke nel 1965 (non considerare le sue musiche per film, che per forza di cose dovevano avere linguaggio più semplice), convertito per sua stessa ammissione alla scuola di Nono intorno al 1964, dopo la terrificante esperienza del regime e delle canzonette:
Come puoi sentire, le armonie sono tutte di tipo seriale-cromatico. Cercare consonanze è pura utopia. Non esistono ritmi riconoscibili. Si va avanti per non so quanti minuti a suon di note dilatate, pause, echi, sospensioni etc. Non ci sono incisi che si ripetono. Non esiste alcuna forma riconoscibile.
Sempre Schnittke in quest'altra composizione, dello stesso anno, iniziò a mostrare i primi segni di insofferenza. Le armonie rimangono seriali, ma la forma è stavolta classica. Inizia poi ad apparire qualche timida cellula, a misura 9, sia pure dodecafonica, così divisa: 6, 8, 12; c'è anche qualche timido accenno alla polarità.
Ma il rigurgito definitivo, sempre per ammissione del compositore, avvenne con il primo Concerto Grosso (1976), dove c'è davvero il rifiuto totale dello stile vecchio in questione, e si passa al postmoderno; e giù di minimalismo, diatonismi eclatanti, divisioni molto marcate della forma in sezioni, consonanze e persino passaggi tonali:
Senza ovviamente dimenticare il cromatismo.
Passiamo a Donatoni. Anche lui abbandonò lo stile vecchio sul finire degli anni '70. Sicuramente proprio in quegli anni tutti questi compositori iniziarono a conoscere l'America malgrado il blocco sovietico (attivo subdolamente anche in Italia) e altrettanto sicuramente iniziarono a scambiarsi informazioni tecniche condivise, per uscire dal lavaggio del cervello degli anni precedenti.
Ti suggerisco ancora una volta di verificare la corrispondenza temporale con il film di Sordi, questa è molto importante.
Per Donatoni, per cui ti faccio un discorso a "step" di due anni, l'abbandono dello stile vecchio, grigio e pedante fu più difficoltoso che per Schnittke e Ligeti. Ma ugualmente evidente e proprio in questi anni. Te ne accorgi ascoltando innanzitutto Voci (1973), in cui vale lo stesso identico discorso del dialogo di Schnittke del 1965:
Ecco che già le cose iniziano a cambiare con Lumen (1975), in cui si inizia a sentire qualche gesto più riconoscibile; anche la struttura a sezioni inizia ad apparire, ma timidamente (le sezioni, puoi contarle, sono solo 3). L'armonia rimane ancora di tipo seriale-cromatica, con qualche polarità. Iniziano ad apparire i motivi che si ripetono:
Due anni più tardi, con Spiri (1977), un'altra evoluzione: l'armonia inizia a colorarsi, e inizia a comparire il diatonismo (lo senti chiaramente già dalle primissime note). La divisione in sezioni è ancora incerta.
Due anni più tardi, con Marches (1979) un'ulteriore evoluzione: il brano viene diviso in sezioni questa volta assai nette e riconoscibili, e in numero maggiore rispetto alle prove precedenti. Durano circa un minuto l'una. Così come assai più riconoscibili sono le cellule e i motivi fondativi delle sezioni stesse.
Con Rima (1983), quattro anni più tardi, un'ulteriore evoluzione. Senti in particolare il secondo movimento, vi riconoscerai il diatonismo in misura assai più generosa che nelle precedenti composizioni; e persino triadi maggiori:
Veniamo a Ligeti. Qui già ti ho fatto l'esempio della Musica Ricercata. Ligeti disse di averla composta negli anni '50, ma queste composizioni videro la luce in realtà nel '69. E' palese che Ligeti si arrogasse il primato temporale, rispetto ai suoi colleghi, di liberazione dalle zavorre dello stile vecchio in questione. Ma non è roba del '50, è roba di fine anni '60, questa. In ogni caso è interessante notare che Ligeti non si fermò certo lì, anzi l'evoluzione del rigurgito post-seriale andò avanti decisa e netta, fino a vere e proprie composizione in stile minimale. Non tanto nel "Selbstportrait mit Reich und Riley (und Chopin ist auch dabei)", che è un brano in minimale ingannevole e comunque sui generis, quanto in alcune cose per orchestra (anni '80), o nel settimo movimento di Musica Ricercata, che peraltro tradisce la data reale di composizione, essendo uno sfacciato riferimento a Riley:
Non so, dimmi tu se è chiaro tutto questo. Potrei fartene cento altri di questi esempi, ma c'è già tanta carne a cuocere. Poi possiamo parlare del contesto americano.