Caius Iulius
2004-01-29 22:53:23 UTC
Dedicato al più grande compositore italiano del settecento
A Viadana, città solare e nebbiosa. l'appuntamento
più interessante della musica rinascimentale e barocca
Il Festival Lodoviciano che si svolge ormai da un decennio nella
climaticamente nebbiosa ma culturalmente solare Viadana, è forse
l'appuntamento più interessante per i cultori della musica rinascimentale
e barocca. Altre rassegne, ben lontane dai fasti scorsi, mostrano un
progressivo e inesorabile logorio artistico manifestatamene evidente nella
povertà della proposta concertistica. Da un lato il bisogno, in parte
giustificato, di favorire la divulgazione ha guidato i vari direttori
artistici, ammesso che molti di loro si possano chiamare tali, verso
scelte programmatiche sterilmente basate sul grande impatto che solo la
presenza di alcuni grandi nomi dei concertismo barocco può dare,
concedendo sempre meno a ciò che dovrebbe essere il fenomeno scatenante di
un festival, vale a dire l'arte musicale con tutte le dottrine implicate
in un serio lavoro musicologico e storiografico. Il Festival di Cremona in
tal senso ha imboccato un vicolo particolarmente freddo e desolato, e la
rassegna parmigiana 'Le Feste di Apollo" ne segue, nonostante si sia
svolta solo la prima edizione, tristemente il percorso. Dall'altro vi è
una sempre più importante, e arrogante, presenza di musicisti e musicologi
che con protervia difendono, con chiacchiere filologico-musicali, essendo
infatti ben lontani dalla seria filologia, i loro feudi, mantenendo sempre
più grande la distanza tra il pubblico - che deve trovare nell'arte sia la
prospettiva educativa come l'istante ricreativo - e gli addetti ai lavori,
cioè noiosissimi santoni depositari di verità assolute e irraggiungibili.
Il panorama è in buona sostanza alquanto deprimente: inaridimento
culturale con assenza di prospettive e sviluppi e, per contro, cattedrali
in pieno deserto dove impera una religiosità pietrificata senza alcun
mistero né bellezza.
Nella bella cittadina padana, però, non è così. Nella manifestazione
intitolata al grande compositore Lodovico Grossi da Viadana infatti
l'avvenimento musicale, gestito tenendo conto di tutte le esigenze formali
di cui un concerto necessita, è interpretato come la fase ultima, il
momento risolutivo che rende visibile il gesto, sia dell'ideatore come
dell'esecutore, che si fa musica. Il numeroso pubblico, sempre più
coinvoito e compiaciuto, che affolla le chiese viadanesi assiste, non al
concerto inteso come istante a sé senza nessun'altra implicazione
estetica, ma al concerto - apice che trova l'origine dei suo stesso
esistere in una straordinaria, e grazie al cielo, inesorabile opera di
ricomposizione storica e approfondimento musicologico.
Un esempio perfetto di ciò che si è detto lo abbiamo visto e sentito
la sera di domenica 2 novembre, dove l'artefice di questa realtà, il
Maestro Giovan Battista Columbro, direttore artistico dei Festival, alla
guida dell'Orchestra del Festival Lodoviciano e del Coro 'Marino Boni' ha
diretto la Sinfonia della "Passione" e il "Requiem" di Andrea Luchesi,
compositore italiano nato a Motta di Livenza nel 1741 e morto a Bonn nel
1801. Il grandissimo musicista veneto, sconosciuto alle folle degli
appassionati come a moltissimi (spesso colpevoli di mala fede)
specialisti, ha avuto forse la prima grande glorificazione dei tempi
moderni dopo un primo tentativo, in gran parte rimasto incompiuto,
risalente a una decina di anni fa favorito dal Professor Giorgio Taboga,
biografo di Luchesi, anch'egli presente al concerto.
Si è, per certo, assistito alla rievocazione dei più grande
compositore italiano del secondo Settecento e, probabilmente di uno dei
più grandi in assoluto. Egli, infatti, non fu, semplicemente come veniva
presentato fino ai primi anni novanta, prima della pubblicazione del libro
di Giorgio Toboga "A Luchesi: l'ora della Verità", un onesto ma
insignificante maestro di cappella: fu in realtà un caposcuola, maestro di
una delle migliori cappelle musicali d'Europa, ideatore di uno stile unico
che tutti ora attribuiamo a Mozart ma che trova origine nella scuola
veneziana e sviluppi, oltre che nella sua mente, nei concetti di Vallotti
e,di altri maestri italiani. E fu l'unico insegnante a Bonn di Ludwig van
Beethoven, nonostante per secoli abbiano continuato a far apparire come
maestro del "Titano" l'oscuro cembalista Neefe.
Columbro, i cantanti e gli strumentisti l'altra sera erano convinti
di avere dato inizio ad un ciclo nuovo, che necessita però, oltre che di
preparazione, di menti sgombre da pregiudizi che ostacolano la ricerca
anche d'ottimi musicisti, e di strutture, intese come laboratorio
musicologico-concertistico, che permettano, come dicevamo prima, una seria
ricostruzione storica ed estetica. Purtroppo oltre alla splendido gruppo
di Viadana sembra non esserci molto.
(B.C.)
http://www.festival-lodoviciano.it/Edi_09/Stagione_2003_IX.htm
A Viadana, città solare e nebbiosa. l'appuntamento
più interessante della musica rinascimentale e barocca
Il Festival Lodoviciano che si svolge ormai da un decennio nella
climaticamente nebbiosa ma culturalmente solare Viadana, è forse
l'appuntamento più interessante per i cultori della musica rinascimentale
e barocca. Altre rassegne, ben lontane dai fasti scorsi, mostrano un
progressivo e inesorabile logorio artistico manifestatamene evidente nella
povertà della proposta concertistica. Da un lato il bisogno, in parte
giustificato, di favorire la divulgazione ha guidato i vari direttori
artistici, ammesso che molti di loro si possano chiamare tali, verso
scelte programmatiche sterilmente basate sul grande impatto che solo la
presenza di alcuni grandi nomi dei concertismo barocco può dare,
concedendo sempre meno a ciò che dovrebbe essere il fenomeno scatenante di
un festival, vale a dire l'arte musicale con tutte le dottrine implicate
in un serio lavoro musicologico e storiografico. Il Festival di Cremona in
tal senso ha imboccato un vicolo particolarmente freddo e desolato, e la
rassegna parmigiana 'Le Feste di Apollo" ne segue, nonostante si sia
svolta solo la prima edizione, tristemente il percorso. Dall'altro vi è
una sempre più importante, e arrogante, presenza di musicisti e musicologi
che con protervia difendono, con chiacchiere filologico-musicali, essendo
infatti ben lontani dalla seria filologia, i loro feudi, mantenendo sempre
più grande la distanza tra il pubblico - che deve trovare nell'arte sia la
prospettiva educativa come l'istante ricreativo - e gli addetti ai lavori,
cioè noiosissimi santoni depositari di verità assolute e irraggiungibili.
Il panorama è in buona sostanza alquanto deprimente: inaridimento
culturale con assenza di prospettive e sviluppi e, per contro, cattedrali
in pieno deserto dove impera una religiosità pietrificata senza alcun
mistero né bellezza.
Nella bella cittadina padana, però, non è così. Nella manifestazione
intitolata al grande compositore Lodovico Grossi da Viadana infatti
l'avvenimento musicale, gestito tenendo conto di tutte le esigenze formali
di cui un concerto necessita, è interpretato come la fase ultima, il
momento risolutivo che rende visibile il gesto, sia dell'ideatore come
dell'esecutore, che si fa musica. Il numeroso pubblico, sempre più
coinvoito e compiaciuto, che affolla le chiese viadanesi assiste, non al
concerto inteso come istante a sé senza nessun'altra implicazione
estetica, ma al concerto - apice che trova l'origine dei suo stesso
esistere in una straordinaria, e grazie al cielo, inesorabile opera di
ricomposizione storica e approfondimento musicologico.
Un esempio perfetto di ciò che si è detto lo abbiamo visto e sentito
la sera di domenica 2 novembre, dove l'artefice di questa realtà, il
Maestro Giovan Battista Columbro, direttore artistico dei Festival, alla
guida dell'Orchestra del Festival Lodoviciano e del Coro 'Marino Boni' ha
diretto la Sinfonia della "Passione" e il "Requiem" di Andrea Luchesi,
compositore italiano nato a Motta di Livenza nel 1741 e morto a Bonn nel
1801. Il grandissimo musicista veneto, sconosciuto alle folle degli
appassionati come a moltissimi (spesso colpevoli di mala fede)
specialisti, ha avuto forse la prima grande glorificazione dei tempi
moderni dopo un primo tentativo, in gran parte rimasto incompiuto,
risalente a una decina di anni fa favorito dal Professor Giorgio Taboga,
biografo di Luchesi, anch'egli presente al concerto.
Si è, per certo, assistito alla rievocazione dei più grande
compositore italiano del secondo Settecento e, probabilmente di uno dei
più grandi in assoluto. Egli, infatti, non fu, semplicemente come veniva
presentato fino ai primi anni novanta, prima della pubblicazione del libro
di Giorgio Toboga "A Luchesi: l'ora della Verità", un onesto ma
insignificante maestro di cappella: fu in realtà un caposcuola, maestro di
una delle migliori cappelle musicali d'Europa, ideatore di uno stile unico
che tutti ora attribuiamo a Mozart ma che trova origine nella scuola
veneziana e sviluppi, oltre che nella sua mente, nei concetti di Vallotti
e,di altri maestri italiani. E fu l'unico insegnante a Bonn di Ludwig van
Beethoven, nonostante per secoli abbiano continuato a far apparire come
maestro del "Titano" l'oscuro cembalista Neefe.
Columbro, i cantanti e gli strumentisti l'altra sera erano convinti
di avere dato inizio ad un ciclo nuovo, che necessita però, oltre che di
preparazione, di menti sgombre da pregiudizi che ostacolano la ricerca
anche d'ottimi musicisti, e di strutture, intese come laboratorio
musicologico-concertistico, che permettano, come dicevamo prima, una seria
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http://www.newsland.it/news segnala gli abusi ad ***@newsland.it
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